Etichette alimentari: i consumatori chiedono sempre più trasparenza

Etichette alimentari: i consumatori chiedono sempre più trasparenza

Un tema attuale, in Italia e in Europa, dopo l’emergenza Coronavirus. Oggi il consumatore ha, più che mai, bisogno di informazioni e trasparenza nelle etichette alimentari

Il consumatore di oggi è più esigente di un tempo in termini di sicurezza e chiede maggiori informazioni sulle etichette alimentari. Le ragioni sono molteplici e legate in particolare ai cambiamenti che hanno caratterizzato gli ultimi decenni. Sono, infatti, cambiate le abitudini di consumo, le abitudini di acquisto e, soprattutto, i prodotti alimentari.

La globalizzazione dei mercati ha completamente modificato l’offerta a scaffale. Ci si è abituati a trovare sempre tutto, dimenticando i prodotti della terra, la stagionalità delle ricette e parte della stessa cultura. Sono cambiate, però, anche le usanze e le esigenze perché, in generale, si ha sempre meno tempo da dedicare alla cucina.

E, così, è aumentata la distanza tra alimento e consumatore. Per questo è cresciuto anche il bisogno di informazione e trasparenza nelle etichette alimentari.

Il concetto di trasparenza è collegato a quello della sicurezza alimentare. Prima che si parlasse di trasparenza numerose frodi alimentari hanno messo seriamente a rischio la salute dei consumatori. Parliamo, per esempio, dello scandalo del metanolo nel vino o al morbo della mucca pazza che hanno portato la popolazione ad essere ignara di cosa stesse consumando.


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Il settore del food&beverage è composto da aziende di varie dimensioni. In generale molti consumatori sono convinti erroneamente che piccolo produttore sia sinonimo di alimento sano, buono, sicuro. Quelle di grandi dimensioni hanno, invece, un controllo spiccato su tutti i fronti, più risorse in ciascun reparto e più strumenti per fornire informazioni sulle etichette alimentari.

Il nostro paese può, comunque, vantare uno standard piuttosto elevato in materia di qualità e sicurezza igienica. L’Italia ha anche il primato tra i paesi europei del maggior numero di segnalazioni al sistema di allerta rapido europeo, a conferma del fatto che i controlli ci sono.

Cosa succede in Europa

In Europa l’approccio al tema non è omogeneo. I paesi europei adottano, infatti, diversi sistemi o ordinamenti sull’etichettatura alimentare, creando talvolta confusione nei consumatori.

Ecco perché l’Unione Europea ha lavorato assiduamente in quest’ambito per proteggere la salute dei consumatori. Il Regolamento 178/2002 parla chiaramente di “principi di trasparenza”, ovvero di principi atti a  garantire tutte le informazioni necessarie per compiere scelte consapevoli.

Negli ultimi anni le Regole UE sono diventate ancora più stringenti per quanto riguarda la trasparenza delle etichette, sulle quali deve essere indicata l’origine degli alimenti e informazioni sul loro valore nutritivo. Dal primo di aprile, per esempio, è entrato in vigore il nuovo regolamento europeo, che prevede le modalità applicative di fornitura delle informazioni sull’ingrediente primario, se esso non coincide con l’origine del prodotto. Questo non deve essere fatto se è il marchio stesso a richiamare l’origine e per i prodotti a marchio DOP, IGP e STG, che hanno già una designazione geografica riconosciuta.

L’Italia si è un po’ discostata dall’iter legislativo europeo. I ministri delle Politiche agricole Bellanova e dello Sviluppo economico Patuanelli hanno, infatti, prorogato l’obbligo di indicare in etichetta la provenienza del grano per pasta, riso e pomodoro, che ora sarà valido fino al 31 dicembre 2021. Il nostro Paese si conferma, così, all’avanguardia in Europa per la trasparenza delle informazioni al consumatore in etichetta.

Con una lettera indirizzata ai Commissari UE alla Salute e all’Agricoltura, l’Italia ha chiesto all’Europa trasparenza delle informazioni contenute sulle etichette alimentari. L’invito è di estendere l’obbligo di origine delle materie prime a tutti gli alimenti, a partire dai prodotti sui quali si è già sperimentato in questi anni, come latte, formaggi, carni trasformate, pasta, riso, derivati pomodoro.

Trasparenza al ristorante

Il cambiamento è in atto anche per la ristorazione. La trasparenza è quella che si esercita, ad esempio, nel menù. Prima non c’erano indicatori di provenienza, non erano segnalati gli allergeni, non comparivano, salvo rari casi, i nomi dei produttori. Ora il ristoratore ha colto l’opportunità di utilizzare i nomi di aziende e persone, o geolocalizzare un prodotto, usandola come strategia utile a definire l’identità del proprio locale e a  favorire la fidelizzazione del cliente.


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Authentico utilizza in questo senso la Blockchain, una nuova tecnologia che consente di rendere tracciabili, sicuri e condivisibili i dati di qualsiasi bene, dalle singole materie prime al prodotto finale, garantendo la trasparenza di ogni singolo passaggio.

Inoltre, ha realizzato Certifood, un software che consente a ristoranti, pizzerie, pasticcerie e gelaterie di garantire ai suoi clienti un alto livello di sicurezza alimentare, attraverso la tracciabilità delle procedure igienico-sanitarie utilizzate per la preparazione del cibo consegnato in asporto o a domicilio (delivery).

I consumatori richiederanno sempre più trasparenza in termini di approvvigionamento, origini alimentari e metodi di coltivazione e trasformazione. Le aziende produttrici, distributori e ristoratori dovranno, quindi, adottare misure sempre più orientate a garantirla.