Grano della pasta: prorogato l’obbligo di indicazione di origine

Grano della pasta: prorogato l’obbligo di indicazione di origine

Prorogato l’obbligo di indicazione sulle etichette dell’origine del grano della pasta: il Decreto riguarda anche riso e pomodoro nei prodotti trasformati

È stato prorogato fino al 31 dicembre 2021 l’obbligo di indicazione dell’origine del grano della pasta di semola di grano duro (paese di coltivazione e paese in cui è macinato). Sono stati i ministri delle Politiche agricole alimentari e forestali, Teresa Bellanova, e dello Sviluppo economico, Stefano Patuanelli, a firmare il decreto ministeriale che prolunga i provvedimenti nazionali in vigore da febbraio 2018.

Ed infatti i produttori di pasta sono tenuti a riportare in etichetta la provenienza del grano, in modo che tutti i consumatori possano scegliere se acquistare o meno anche in base a questa indicazione. Insieme a quello del grano, c’è l’obbligo anche per l’origine del riso e del pomodoro nei prodotti trasformati.

“L’Italia – hanno dichiarato i Ministri Bellanova e Patuanelli – si conferma all’avanguardia in Europa per la trasparenza delle informazioni al consumatore in etichetta. Non possiamo pensare a passi indietro su questa materia e per questo abbiamo deciso di andare avanti. Diamo certezze alle imprese di tre settori chiave per l’agroalimentare italiano”.

L’interesse per la pasta 100% di grano duro italiano è cresciuto proprio con l’entrata in vigore del decreto ed è stata accompagnata da diverse polemiche. In merito avevamo intervistato il dott. Salvatore Velotto, presidente dell’Ordine dei Tecnologi Alimentari di Campania e Lazio.

“Premetto che la trasparenza delle informazioni riportate sulle etichette è la base per il consumo consapevole, credo che la polemica nasca dal fatto che purtroppo l’Italia non ha produzioni sufficienti di grano per soddisfare ciò che il mercato richiede – afferma Velotto. – Non vedo però la problematica di tale questione, anche perché, oltre alla qualità del grano che è fondamentale, è altrettanto importante la tecnologia di produzione, da tempo curata da tanti tecnologi alimentari italiani. Quindi trasparenza e tecnologia alimentare permetteranno all’Italia di non perdere il primato nelle produzioni”.

Non dimentichiamo, inoltre, che in Italia ci sono tanti organi di controllo che vigilano sulla qualità dei prodotti che arrivano dall’estero. I pastai italiani scelgono i migliori grani prodotti in aree vocate come Francia, Australia, Messico e Nordamerica, con un contenuto alto proteico che permette la migliore resa qualitativa del prodotto.

Per quanto riguarda la questione sul glifosato, lo stesso Velotto afferma, inoltre, che: “È importante precisare che bisognerebbe consumare da 100 a 600 kg di pasta al giorno per superare i livelli stabiliti dall’Efsa. Forse vale la pena ricordare che gli italiani mangiano 28 kg di pasta in un anno.”

In merito ai controlli, proprio di recente l’Antitrust ha concluso 5 provvedimenti istruttori nei confronti di altrettanti aziende alimentari, che diffondevano informazioni ingannevoli circa l’origine del grano duro utilizzato nella produzione della loro pasta di semola di grano duro. L’Autorità ha accettato gli impegni di Divella, De Cecco, Cocco e Margherita Distribuzione (Passioni, Auchan). Lidl, invece, è stata multata con una sanzione di 1 milione di euro, perché non ha presentato impegni nel corso del procedimento.

 

Ti potrebbe interessare: Pasta, i dieci formati più venduti in Italia

Decreto pasta

Il decreto grano/pasta prevede che le confezioni di pasta secca prodotte in Italia devono continuare ad avere obbligatoriamente indicate in etichetta le seguenti diciture:

a) Paese di coltivazione del grano: nome del Paese nel quale il grano è coltivato;
b) Paese di molitura: nome del Paese in cui il grano è stato macinato.
Se queste fasi avvengono nel territorio di più Paesi possono essere utilizzate, a seconda della provenienza, le seguenti diciture: Paesi UE, Paesi NON UE, Paesi UE E NON UE;
c) se il grano duro è coltivato almeno per il 50% in un solo Paese, come ad esempio l’Italia, si potrà usare la dicitura: “Italia e altri Paesi UE e/o non UE”.

Le informazioni contenute sull’etichetta relative all’origine del grano della pasta permetterà, così, di evitare la possibile confusione tra provenienza della pasta e origine del grano.

Chiediamo anche all’Europa di fare scelte coraggiose nell’ambito del Green Deal e della strategia ‘Farm to Fork’, introducendo a livello europeo l’obbligo di indicare l’origine per tutti gli alimenti – proseguono i ministri. – Chiediamo ancora una volta alla Commissione di andare incontro anche alle richieste delle imprese, che oggi devono fronteggiare i danni da COVID-19, e di spostare di almeno un anno l’applicazione del regolamento 775. Una norma che non ci piace e alla quale oggi, con tante imprese che producono imballaggi chiuse in Europa, è difficile adeguarsi”.

Per chi non si fida di quanto riportato in etichetta ricordiamo che c’è sempre la nostra app gratuita Authentico che vi aiuta a scoprire l’origine dei prodotti che state per acquistare semplicemente facendo la scansione del codice a barre o del qr code sulla confezione. La potete scaricare cliccando qui.