Etichetta a semaforo: qual è la verità sui tanto discussi bollini colorati sul cibo?

etichetta a semaforo

Semaforo rosso per Parmigiano Reggiano, Prosciutto di Parma e Olio Extravergine di Oliva, semaforo verde per la Coca-Cola Zero! L’ etichetta a semaforo è un’informazione corretta o un tentativo di boicottaggio delle DOP italiane? Ecco quello che devi assolutamente sapere

“Per l’85% delle DOP italiane il bollino sarebbe rosso!” L’allarme è stato lanciato dal presidente della Coldiretti, Roberto Moncalvo, all’incontro “L’etichetta alimentare corretta che informa senza fuorviare”, che si è svolto il 30 gennaio a Bruxelles, nella sede del Parlamento Europeo. L’ etichetta a semaforo è usata in Gran Bretagna dal 2013. Basandosi sulla percentuale di sale, zuccheri e grassi che contiene un prodotto, utilizza i bollini rosso, giallo o verde per stabilire se un cibo è “buono” o “cattivo” per la salute di chi lo consuma, senza tener conto delle quantità assunte o di altri componenti nutrizionali. E così che troviamo un bel bollino rosso sul Grana Padano, sul Parmigiano Reggiano, sul prosciutto di Parma e perfino sull’Olio extravergine di oliva, il prodotto simbolo della dieta mediterranea!

Coldiretti etichetta a semaforo

etichette a semaforo Nutri-Score Francese

Un sistema simile, il Nutri-Score, è stato adottato anche in Francia: in questo caso si classificano gli alimenti con cinque colori, secondo il contenuto di ingredienti considerati “cattivi” (grassi, zuccheri) ma anche “buoni” (fibre, frutta, verdura). In sostanza il rosso indica un alimento da assumere con moderazione, il verde un cibo sano, mentre l’arancione invita a consumare il prodotto senza esagerare, per mantenere una dieta equilibrata. 

Nonostante siano in vigore da qualche anno e hanno pure ricevuto una bocciatura dalla commissione di Strasburgo, il dibattito sulle etichette a semaforo torna ciclicamente di moda. Di una cosa siamo certi: in Italia non piacciono. Alcuni sostengono che dietro la scusa di essere a beneficio dei consumatori si nascondano invece gli interessi delle multinazionali del cibo (le 10 “big food”), il cui vero obiettivo è raccogliere l’appoggio delle Associazioni dei Consumatori nel tentativo di cercare di evitare le prospettate tasse su zuccheri e bevande zuccherate.

Respingiamo con forza il sistema di etichettatura ‘a semaforo’, che dalla Gran Bretagna si sta diffondendo in altri Stati europei: non è accettabile che un bollino verde, giallo o rosso possa decretare se un cibo è ‘buono’ o ‘cattivo’ per la salute di chi lo consuma, basandosi solo sulla percentuale di sale, zuccheri e grassi che contiene”. Così Paolo De Castro, primo vicepresidente della Commissione agricoltura del Parlamento europeo, commenta l’uso dei bollini all’Assemblea europea, appoggiando la posizione di Coldiretti, Federalimentare e del Ministro delle politiche agricole, Maurizio Martina.

Favorevoli, invece, l’Oms e alcune associazioni, convinti che questo possa essere il migliore sistema per aiutare il consumatore a capire le caratteristiche nutrizionali di un prodotto. L’ etichetta a semaforo, però, non valuta la qualità nutrizionale complessiva, ma mette in evidenza solo alcuni nutrienti (grassi, grassi saturi, zuccheri e sale) che, secondo le maggiori istituzioni internazionali, Oms in primis, dovrebbero essere limitati in una dieta equilibrata.

parmigiano etichetta a semaforo

Il bollino rosso che troviamo sul prosciutto fa, infatti, riferimento ai grassi saturi e al sale, come nel Parmigiano Reggiano, nella mozzarella solo ai saturi e non agli altri componenti nutrizionali. Questa sistema, dunque, non è del tutto corretto perché, non solo dà informazioni parziali, ma potrebbe condizionare in modo ingannevole la scelta del consumatore.

“Non è un caso – continua Moncalvo – che con l’entrata in vigore in Gran Bretagna, nel 2017 sono calate dell’’11% le esportazioni italiane di olio extravergine, considerato unanimemente un elisir di lunga vita”. Con l’ etichetta a semaforo non solo si rischia di sostenere modelli alimentari sbagliati, che mettono in pericolo la salute delle persone, ma di penalizzare anche un apparato produttivo, quelle delle denominazioni di origine, che rappresentano un’eccellenza per l’Italia e sono tanto apprezzate all’estero per la qualità.

”Auspichiamo – afferma De Castro – che la nostra denuncia porti all’apertura di un tavolo di discussione per raggiungere un nuovo sistema armonizzato di valutazione e qualificazione dei valori nutrizionali degli alimenti, capace di dare informazioni veritiere e complete ai consumatori e che possa essere adottato in tutti gli Stati Membri”.

E’ necessario, dunque, dare al consumatore una serie di informazioni corrette e complete. La valutazione quantitativa, che riporta per 100 gr. di alimento il contenuto in grassi, grassi saturi, sale e zuccheri, non è sufficiente. Infatti, non tiene conto che 100 gr. non rappresentano una porzione standard valida per tutti gli alimenti. Il contenuto di grassi e zuccheri di un cibo va commisurato con il consumo che se ne fa. Per esempio, nessuno consuma 100 gr. di olio extravergine di oliva al giorno, ma forse 1 o 2 cucchiai (pari a 20 gr.), come pure 100 gr. di Parmigiano Reggiano, soprattutto, se viene consumato per condire la pasta (10 gr.). Inoltre, questo sistema meccanico non considera il profilo nutrizionale nella sua completezza perché non tiene conto di altri nutrienti come ad esempio: le proteine, i carboidrati totali, la presenza di fibra.

Assistiamo spesso a delle goffe iniziative di imporre dei regolamenti, con il tentativo di fare chiarezza, che invece aumentano la confusione nei consumatori. La necessità di semplificare la comunicazione, considerato il poco spazio disponibile in etichetta, lascia invece passare un messaggio sbagliato o comunque parziale. Ad esempio, nella sua concezione l’ etichetta a semaforo è stata elaborata per confrontare prodotti di seconda trasformazione, ma della stessa categoria. Ma questo concetto non è facile da comunicare ai consumatori che confrontano le mele con le pere, traendo conclusioni errate.

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