Italian Sounding: i fake più noti oscurano la diffusione del fenomeno

Italian Sounding: i fake più noti oscurano la diffusione del fenomeno

Analizzando la mappa dell’export agroalimentare della Camera di commercio di Milano, Monza, Brianza e Lodi emerge l’inadeguatezza della strategia contro il fenomeno dell’imitazione dei prodotti italiani

Il fenomeno dell’Italian Sounding, che ogni anno sottrae all’economia italiana oltre 90 miliardi di euro e migliaia di posti di lavoro, può essere risolto solo partendo dal basso, dai consumatori. Sempre più esperti identificano l’App Authentico come la soluzione innovativa. La conferma che bisogna cambiare approccio nella lotta al fenomeno delle imitazioni viene dalla lettura della seconda edizione della mappa “L’agroalimentare italiano nel mondo”, realizzata dalla Camera di commercio di Milano Monza Brianza Lodi con Promos, azienda speciale della Camera di commercio per le Attività Internazionali, fatta dagli esperti dell’Osservatorio Italian Sounding di Authentico.

La vendita di prodotti italiani nel mondo, originali o no, è così capillare e diffusa, che è impossibile contrastare il fenomeno con una azione dall’alto, che pure è importante e che in questi anni, grazie agli sforzi del Mipaaf, ha prodotto risultati molto importanti. Ciò nonostante sembra che alcuni produttori italiani, forse troppo impegnati sul mercato interno, sottovalutano il problema credendo che la cosa non riguardi i loro prodotti.

La mappa offre uno sguardo d’insieme su un fenomeno di proporzioni molto maggiori di quelle raccontate dai media e che ognuno di noi possa immaginare. È la più dettagliata fotografia dell’export agroalimentare che, letta con occhio critico, fornisce anche una mappatura del gradimento dei nostri prodotti e, dunque, dei luoghi dove sono più richiesti.

Quando si parla di Italian Sounding si riportano sempre i casi di imitazione o contraffazione più noti, come il Parmesan o il Chianti, la Zottarella o le conserve di pomodoro. Pochi sanno, ad esempio, che il record dell’export agroalimentare lo registrano i dolci, il cioccolato, il caffè che, assieme a spezie e sughi pronti, sono i portabandiera del cibo italiano all’estero, con 6,7 miliardi di euro di fatturato (+8,6% rispetto al 2015).

Poi ci sono i vini, con 6 miliardi circa (+6,4%). “Solo” al terzo posto pane, pasta e farinacei con 3,7 miliardi di euro (+4,2%). E infine prodotti non lavorati da colture permanenti (tra cui uva, agrumi) con 3,5 miliardi (+4,2%), frutta e ortaggi lavorati e conservati con 3,4 miliardi di euro (+0,9%).

Nel 2017, come ha denunciato Authentico, anche Panettone e Pandoro sono stati tra i prodotti più imitati. Ma nessuno o quasi ne parla. E così anche le spezie e i sughi pronti, per i quali riceviamo moltissime segnalazioni dai nostri utenti in giro per il mondo.

Da un punto di vista di mercato Germania, Francia, Stati Uniti, Regno Unito e Spagna concentrano la metà dell’export. Tutte le principali destinazioni sono in crescita, in particolare la Spagna con 1,6 miliardi (+13,3%) che, quest’anno, supera  la Svizzera. Prima la Germania (+2,5%), seguita da Francia (+8,1%), Stati Uniti (+4,9%) e Regno Unito (+2,7%). Nonostante le barriere doganali e i dazi, sono in forte crescita la Russia, 17° (+23,8%), e la Cina, 20° (+14,8%). I prodotti Made in Italy raggiungono anche Canada (11°), Giappone (12°) e Australia (16°).

E se la Germania e la Francia sono i primi acquirenti per quasi tutti i prodotti, gli Stati Uniti eccellono per vini, acque minerali e oli, la Spagna per pesce fresco, le Filippine e la Grecia per alimenti per animali. L’Austria è al secondo posto per cereali e riso, il Regno Unito per frutta e ortaggi lavorati e conservati. In forte crescita la Russia per bevande (+46%), alimenti per animali (+51%), il Portogallo per cioccolato, caffè e spezie (+57%), la Turchia per granaglie (+63%), l’Algeria per oli (+128%), Hong Kong per carni (+30%), l’Albania per pesci lavorati e conservati (+33%), Giappone e Cina per gelati (rispettivamente: +57%, +46,1%).


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I dati sull’export, e dunque sulle preferenze degli italian lovers all’estero, trovano conferma anche sulle province di provenienza dei prodotti. Verona con 3 miliardi di euro circa è il territorio da cui provengono i prodotti più apprezzati all’estero. Seguono Cuneo con 2,8 miliardi e Parma con 1,7 miliardi, Milano è quarta con 1,5 miliardi, e rappresenta ben il 4% del totale con un incremento nell’ultimo anno del 6,5%. Bolzano 5°, Salerno 6° e Modena 7°. Tra le prime venti posizioni la maggiore crescita ad Alessandria (+28,3%), Mantova (+17,5%) e Ravenna (+12,6%).

Il coinvolgimento dei consumatori che amano i prodotti italiani può essere, sicuramente, la chiave di volta del contrasto all’Italian Sounding. Ma la lotta a questo fenomeno deve essere sostenuta anche dalle aziende che esportano. In questo senso Authentico aiuta le aziende italiane a valorizzare i propri prodotti in modo innovativo, a vendere di più all’estero e, grazie ai Big Data, le accompagna nella scelta di puntare gli investimenti sui mercati a maggior potenziale, senza però complicare la gestione, senza costringere ad adottare nuovi codici o nuove etichette.

Se sei un’azienda o un distributore di prodotti agroalimentari o enogastronomici e vuoi vendere di più all’estero, per sapere come essere presente sull’App Authentico, compila subito il form cliccando qui.