La spesa degli italiani in quarantena: carrelli pieni, ma meno risparmio

La spesa degli italiani in quarantena: carrelli pieni, ma meno risparmio

Orari ridotti, chiusure nei weekend e limiti agli spostamenti hanno influito sulla spesa degli italiani in quarantena. I carrelli si riempiono, ma c’è meno risparmio. Scopri di più

Le ordinanze nazionali, e soprattutto regionali, hanno notevolmente influito sulla spesa degli italiani in quarantena. In molte regioni, infatti, sono stati ridotti gli orari dei negozi, stabilite chiusure nei weekend e ovunque c’è l’obbligo di fare acquisti solo vicino alla propria abitazione: tutto questo genera il timore di non riuscire a rifornire la dispensa.

La spesa è diventata ormai una corsa frenetica all’approvvigionamento e di questo ne abbiamo già parlato in un precedente articolo. C’è stato un forte incremento delle vendite rispetto allo scorso anno, soprattutto per disinfettanti e generi alimentari.

La spesa degli italiani in quarantena non è cambiata solo per la quantità, ma anche per la scelta e il risparmio. In primis influiscono le restrizioni sulla mobilità che costringe i consumatori ad “accontentarsi” di quello che hanno vicino casa e di quello che, quindi, trovano sugli scaffali, tra l’altro molto spesso poco forniti, senza potere scegliere sulla base della convenienza.

Quello che, però, incide fortemente è la mancanza di promozioni. Secondo un’indagine di Altro Consumo nella quarta e quinta settimana dell’emergenza (siamo a metà marzo) ci sono state, infatti, meno promozioni. Questo ovviamente va a discapito del consumatore che riempie comunque il carrello e spende molto di più. Sicuramente molti si accontentano di quello che trovano e pensano anche che, in questo modo, eviteranno di fare altre file interminabili al supermercato.

In particolare i prezzi più alti, quindi senza promozione, hanno riguardato le commodities,  categoria che comprende alcol, ammoniaca e simili. Se il prezzo medio nel 2019 era di 0,52 €/litro, nel 2020 si sono registrati, invece, aumenti notevoli, fino a superare lo 0,80 €/litro nella prima settimana di marzo, mentre sono leggermente calati nelle settimane successive.

Diverso il discorso per la farina, in controtendenza, che ha visto invece una progressiva diminuzione del prezzo medio al kg. Questo ad indicare un orientamento degli acquisti verso prodotti più economici, oltre che basici, tanto che c’è stato un aumento dell’80% rispetto al 2019.

Per quanto riguarda verdura e frutta surgelata, prodotto tipico delle scorte a medio e lungo termine, considerando il prezzo medio delle confezioni si osserva una tendenza all’acquisto di confezioni di taglio maggiore. La curva del prezzo si è, inoltre, mantenuta costante nelle settimane.


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L’aumento delle vendite nella GDO da quando è iniziata l’emergenza si è tradotta, quindi in uno svantaggio per il consumatore che si trova a spendere di più, per l’impossibilità di scegliere il punto vendita e, soprattutto, per la mancanza delle promozioni.