Milioni di persone ogni giorno comprano, mangiano e cucinano italiano nel mondo, ma solo il 40% dei cibi è autentico, il resto è Italian Sounding. 1000 eventi e uno spot per promuovere il valore aggiunto della tradizione italiana in cucina
Milioni di persone ogni giorno comprano, mangiano e cucinano italiano nel mondo. Solo il 40% della cucina, dei prodotti e dei piatti, però, è autentico. Il resto è Italian Sounding o contraffazione. Per sapere se si sta comprando un cibo italiano o se si sta mangiano in un ristorante che utilizza prodotti Made in Italy oggi c’è l’App Authentico, scaricabile gratuitamente dagli Apple e Google Play store.
A tentare di invertire la tendenza ci prova la seconda Settimana della cucina italiana del mondo, in programma dal 20 al 26 novembre in 110 Paesi, sul tema “Cucina e vino di qualità”. I prodotti agroalimentari Made in Italy per sette giorni saranno protagonisti di 1.000 appuntamenti con circa 200 eventi promozionali e commerciali, 150 incontri con chef, show cooking, corsi di cucina e masterclass. Ancora 120 tra conferenze, seminari e dibattiti sulla tradizione culinaria italiana e oltre 170 degustazioni e cene a tema. Tanti eventi per far conoscere da un lato e tutelare dall’altro le produzioni italiane, tra le più imitate e contraffatte al mondo.
Ma perché l’Italia non riesce ad essere competitiva nell’export agroalimentare? Innanzitutto c’è un problema strutturale: le aziende sono piccole e frammentate e non fanno sistema tra di loro, approccio fondamentale per competere sul mercato globale e,poi, sono poco market oriented.
La richiesta di Made in Italy sono troppo alte rispetto alla disponibilità di prodotti sugli scaffali dei wall e dei negozi di mezzo mondo. E se i casi più noti sono il Parmesan, famoso ormai quanto il Parmigiano Reggiano stesso o il Prosecco, l’Italian Sounding riguarda il 97% dei sughi per pasta, il 94% delle conserve sott’olio e sotto aceto, il 76% dei pomodori in scatola e il 15% dei formaggi (dati Federalimentare).
Uno dei fake più diffusi è la celeberrima “Alfredo Sauce”, la salsa Alfredo, un condimento bianco riadattato fatto con burro, formaggio tipo Philadeplia, aglio, spezie e parmesan grattugiato che gli americani sono pronti a giurare sia 100% italiana. In realtà questo sugo nasce dal tentativo di riprodurre le famose fettuccine all’Alfredo che due divi americani avevano assaggiato a Roma da Alfredo alla Scrofa.
La settimana della cucina italiana nel mondo è un modo per invertire questa tendenza attraverso una campagna culturale, che è mancata fino ad oggi. Negli ultimi decenni, infatti, le azioni di promozione e supporto all’internazionalizzazione sostenute dall’ICE e dalle Camere di Commercio italiane all’estero con la partecipazione a fiere ed eventi, non sono state accompagnate da un progetto di comunicazione adeguato, ma si sono limitate e creare opportunità di business per le imprese. Ma il mercato, si sa, non è fatto solo di relazioni commerciali.
Chef, gastronomi, sommelier ma anche imprenditori saranno impegnati fianco a fianco per promuovere quello che l’ICE ha chiamato “The Fifth Element”, il quinto elemento, la capacità tutta italiana di trasformare le materie prime, frutto dei quattro elementi naturali, in prodotti straordinari.
Il corto “The fifth element”
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