Insetti, alghe, cibi stampati in 3d saranno il cibo del futuro. Ma gli italiani non la pensano così: per 9 su 10 nel 2050 continueranno a trionfare le eccellenze del Made in Italy
Con la popolazione mondiale in continua crescita (secondo le stime dell’Onu nel 2030 saremo 8 miliardi e mezzo), ci si continua a domandare quale sarà il cibo del futuro. Accanto ai nuovi trend alimentari che si stanno diffondendo negli ultimi anni, come quella “vegan”, “free from”, “palm oil free” e “gluten free”, in un futuro non molto lontano molto probabilmente anche noi italiani potremo sperimentare nuovi cibi. Scienziati e startup, infatti, stanno cercando soluzioni all’impatto ambientale degli allevamenti intensivi, alla sostenibilità e alla malnutrizione.
Cosa mangeremo nel futuro? Come abbiamo già detto in un nostro recente articolo, sulle tavole troveremo insetti, alghe, carne prodotta in laboratorio e bottiglie commestibili. Eppure come ha riferito Il Sole 24 Ore in un articolo, secondo le conclusioni di un’analisi dell’Assemblea della cooperazione agroalimentare e pesca di Confcooperative, per 9 italiani su 10 anche nel 2050 prevarranno le eccellenze Made in Italy.
Entro il 2025, invece, lo shopping online crescerà di 5 volte, rappresenterà il 20% del mercato totale e avrà un giro di affari di 100 miliardi di dollari. “Insetti, vegan e cibi stampati in 3d arriveranno sulle nostre tavole – hanno dichiarato Mercuri e Tiozzo, rispettivamente presidente e vicepresidente di Confcooperative – ma saranno sirene poco seduttive per i nostri gusti, infatti secondo 9 italiani su 10 anche nel 2050 continueranno a trionfare le eccellenze del Made in Italy, mentre nel mondo 1 consumatore su 10 mangerà Made in Italy”.
Insomma gli italiani continuano a prediligere pasta, pizza, salumi e formaggi, che restano in cima alle preferenze.
Il mondo ha sempre più fame di cibo italiano e il Belpaese deve recuperare spazio nella fetta di mercato estero rubata dall’Italian Sounding, che ogni anno continua a nutrire un giro di affari di circa 54 miliardi di euro, costituendo una reale perdita per le aziende italiane. E non solo, perché il fenomeno delle imitazioni ha effetti negativi anche sulla stessa idea di italianità del prodotto, con grave perdita di immagine e di gusto, a danno della nostra cultura enogastronomica.
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“Sulla via dell’export e dell’internazionalizzazione dobbiamo fare più sistema. Qualcosa si è mosso rispetto agli anni scorsi – proseguono Mercuri e Tiozzo – ma dobbiamo accompagnare le imprese sia investendo sulla comunicazione all’estero, sia riuscendo a essere più presenti sugli scaffali della Gdo internazionale”. Solo così nei prossimi 3 anni l’innovazione spingerà l’export agroalimentare di 15 miliardi di euro. Purtroppo all’estero tra le 20 cooperative più grandi d’Europa non ne troviamo nessuna italiana e le cooperative restano ancora troppo piccole rispetto ai competitor stranieri.
Per 4 italiani su 5, inoltre, la tracciabilità e la sicurezza alimentare sono i must irrinunciabili nella scelta di cosa e dove acquistare e questi dovrebbero essere garantiti sempre, anche e forse sopratutto ai consumatori stranieri che hanno meno conoscenza. Bisogna puntare quindi sulla informazione e sulle trasparenza per diffondere la cultura, far conoscere e tutelare un numero maggiore di eccellenze del Made in Italy e per aiutare i consumatori all’estero che amano i prodotti italiani a non essere fuorviati dai produttori stranieri di cibo fake.
In questo ci pensa Authentico, l’app gratuita che permette, attraverso la scansione del codice a barre, di sapere se i prodotto che si sta per acquistare è italiano o un’imitazione. Authentico supporta inoltre le aziende italiane del settore agroalimentare a vendere di più all’estero, a diffondere e valorizzare i loro prodotti, ad identificare con precisione il loro target ed instaurare un dialogo, in modo semplice ed immediato.
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