Sostenibilità: perché alle aziende alimentari conviene?

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Si parla sempre più spesso di sostenibilità nel settore alimentare come soluzione alle problematiche legate al cambiamento climatico. Le aziende agroalimentari italiane sono pronte? E soprattutto, che impatto avrà sui consumatori e di conseguenza sulle vendite?

L’emergenza sanitaria ha rafforzato la sensibilità verso i temi ambientali. La sostenibilità definisce nuovi modelli di valore, oltre ad accrescere la consapevolezza del ruolo delle imprese nell’eco-sistema economico globale.

Cos’è la sostenibilità?

Il concetto di sostenibilità, inteso come sviluppo che possa soddisfare i bisogni della generazione attuale senza compromettere quelli della generazione futura, non va inteso limitatamente all’aspetto ambientale. Esso, infatti, è il risultato dell’intersezione di tre insiemi:

  • sostenibilità ambientale, che si basa sul presupposto che il consumo di risorse debba essere direttamente proporzionale alla loro capacità di quest’ultime di potersi rigenerare(ad esempio, coltivare avocado per assecondare la moda è insostenibile a livello ambientale, perché per produrre un solo chilo di avocado servono circa duemila litri d’acqua);
  • sostenibilità economica intesa come la capacità di un’impresa di essere in grado di mantenere stabili i propri parametri economici nel tempo, di essere in grado di essere sostenibile a livello ambientale senza che questo maggior costo debba necessariamente ricadere sui clienti.
  • sostenibilità sociale, intesa come il rapporto che si crea tra azienda e territorio di riferimento. L’azienda ha il dovere di promuovere iniziative di aggregazione e coesione sociale così che la società possa riconoscersi nei valori aziendali e ridistribuire nel suo territorio la ricchezza generata dal suo sfruttamento.

Come si traduce nel settore alimentare?

Nel settore agroalimentare rappresenta un focus rilevante per le implicazioni sullo sfruttamento del suolo e delle risorse idriche, sulla biodiversità e per l’impatto ambientale che deriva dagli allevamenti intensivi e dalla produzione agroindustriale. Essere sostenibile per un’azienda agroalimentare vuol dire creare il giusto equilibrio tra aspetto economico e rispetto dell’ambiente e delle persone, non solo i consumatori, ma anche i lavoratori. La responsabilità sociale che ne deriva mette in rapporto win-win-win impresa, ambiente e società, che si traduce poi in azioni concrete a beneficio di tutti e che promuove la cultura del rispetto. Alcune aziende agroalimentari infatti hanno posto una crescente attenzione e disponibilità a considerare, nell’ambito delle proprie strategie e attività, anche pratiche di responsabilità sociale.

Qual è la direzione delle aziende in Italia?

Come evidenzia uno studio relativo al “Green Marketing” delle PMI italiane, presentato in occasione del Seminario “Food, Wine & Co. – verso la sostenibilità”, su un campione di 46 aziende italiane:

  • il 35%, “Green Dogs”, vive la fase della “negazione”, per il quale il concetto di sostenibilità non esiste.
  • Il 7%, “Green Question Mark”, vive una fase di “tolleranza”: investe in sostenibilità solo perché obbligato, non perché sia un’opportunità di crescita.
  • Il 30%, “Green Cows” vive la fase della “comunicazione”, ovvero comunica il proprio impegno in tal senso, ma effettuano scarsi investimenti in sostenibilità.
  • Il 28%, “Green Stars” vive la fase della “sostenibilità vissuta”, nella quale è una strategia di lungo periodo, che conduce ad un vantaggio competitivo.

Come ragiona oggi il consumatore moderno?

Un numero sempre più elevato di consumatori “consapevoli” è più informato e selettivo riguardo a tutta l’offerta proveniente dal versante della produzione. Tendono a preferire prodotti provenienti da attività economiche e produttive che rispettano l’ambiente e le risorse umane. Il rapporto qualità/prezzo non rappresenta più l’unica leva di acquisto. La spinta all’acquisto adesso è data da tutto il paniere di valori che l’azienda rappresenta, valori che il consumatore deve condividere per confermare la sua fidelizzazione e che attiene a come un prodotto è stato realizzato, se per la sua produzione l’azienda ha violato i diritti dei lavoratori o ha contribuito all’inquinamento ambientale.

Secondo uno studio condotto da dall’Osservatorio Packaging del Largo Consumo di Nomisma (in collaborazione con Sin Life) presentato a Marca 2020, acquista rilevanza anche il ruolo del packaging. Un italiano su tre compie l’acquisto in base alle informazioni reperite in etichetta, il 23% considera il tipo di materiale utilizzato per l’imballaggio e le sue caratteristiche. Il 70% dei consumatori è disposto a scegliere un prodotto ecosostenibile al posto di uno a maggiore impatto ambientale, spendendo anche il 5% o il 10% in più.

 

Rapporto Coop 2020 – Economia, consumi e stili di vita degli italiani di oggi e di domani”

Diventa sostenibile o scompari

Il settore agroalimentare sta cercando di resistere all’onda d’urto del covid-19 ma non senza risultarne fortemente condizionato. Così come è modificato il comportamento dei consumatori che si aspettano dal prodotto “valori aggiunti”, come la salubrità, la sicurezza, la sostenibilità ambientale, l’etica e le informazioni trasparenti sulla provenienza delle materie prime. Tutti questi fattori pongono le imprese nella condizione di dover rafforzare la propria brand equity. Solo in questo modo potranno non solo mantenere ed aumentare il volume di vendita, ma anche la competitività sui mercati nazionali e internazionali.

Fonte: Survey Numisma Agrifood Monitor 2019 sul consumatore italiano prima risposta e Nomisma Osservatorio Lockdown e post Lockdown 2020 (risposta multipla). Dennis Pantini.

Come la tecnologia può aiutare nella sostenibilità

Per far fronte alle importanti sfide è necessario utilizzare innovazione tecnologiche come la blockchain e l’utilizzo di dispositivi IoT (Internet of things) per trasformare l’intera filiera alimentare (industria 4.0) con il duplice obiettivo di ottenere una maggiore sostenibilità e raggiungere la trasparenza lungo tutta la catena di approvvigionamento, oltre a ridurre frodi alimentari e migliorare la sicurezza alimentare.


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La blockchain, integrata con le tecnologie IoT per l’acquisizione dei dati e dall’intelligenza artificiale, ha un potenziale enorme nel settore agroalimentare. Le soluzioni IoT collegano il mondo fisico e digitale, supportando l’agricoltura di precisione (che riduce lo sfruttamento idrico e l’utilizzo di fertilizzanti e pesticidi) e acquisendo dati come temperatura e umidità durante il trasporto o lo stoccaggio del prodotto, mentre la tecnologia blockchain fornisce una piattaforma sicura e immutabile in cui questi dati possono essere archiviati e resi accessibili a ogni attore della catena di approvvigionamento della filiera.

Un nuovo approccio e la tecnologia sono le leve strategiche nella filiera agroalimentare per sopravvivere alla nuova competizione sulla sostenibilità, per la riduzione degli sprechi alimentari e per una maggiore consapevolezza di quello che si consuma, dal momento che prodotti di qualità superiore impattano positivamente sul benessere e sulla salute dei consumatori.

E’ necessario un cambiamento, ricordando che

la sostenibilità non è più una possibilità per la sopravvivenza del genere umano, ma è la nostra unica scelta.