Ucraina e Russia: tensione per la filiera agroalimentare italiana

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La guerra tra Ucraina e Russia potrebbe avere non poche ripercussioni sulla filiera agroalimentare italiana, l’export resta con il fiato sospeso.

La filiera agroalimentare italiana rischia di essere ancora più penalizzata dalle nuove sanzioni scaturite dalle tensioni tra Russia ed Ucraina. Già dopo il Decreto di Embargo voluto da Putin nel 2014, n. 778 del 7 agosto, e più volte rinnovato, l’export Made in Italy ha contato perdite per almeno 1,4 miliardi. L’elenco di alimenti a cui era stato vietato l’ingresso in Russia comprendevano frutta e verdura, formaggi, carne e salumi, e pesce (quindi prodotti come il Prosciutto di Parma e il Parmigiano Reggiano). Divieto che ha generato un aumento della domanda di prodotti italiani facendo registrare un boom di cibi taroccati e quindi l’aumento del fenomeno dell’Italian Sounding.

Data la situazione, l’Occidente sta adottando sanzioni sempre più stringenti contro Mosca

Lo scenario attuale

“Le tensioni fra Ucraina e Russia hanno enormi implicazioni per l’Italia che si riflettono non solo sull’approvvigionamento energetici ma anche su quello agroalimentare” dice Luigi Scordamaglia, consigliere delegato di Filiera Italia.

“Russia e Ucraina sono responsabili di un terzo della produzione mondiale di grano, per cui un loro blocco genererebbe gravi forme di insicurezza alimentare globale con un ulteriore aumento del prezzo del grano, già incrementatosi di un ulteriore 20% in un giorno,  raggiungendo un ulteriore record storico”.

A rischio import ed export con la Russia

I problemi riguardano sia export che import: per l’export il rischio è che non solo il blocco dei canali potrebbe riguardare anche più prodotti (come il vino Made in Italy, che aveva registrato una crescita del 35% , per un valore di 135 milioni nel 2021), ma potremmo registrare un ulteriore rincaro dei prezzi generalizzato, che già incombe su tutta la filiera agroalimentare italiana.

Per l’import invece il rischio è che ci verrebbero a mancare materie prime fondamentali per l’agricoltura, come i fertilizzanti, di cui la Russia è tra i maggiori produttori.


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L’Ucraina e il mais

L’Ucraina produce 36 milioni di tonnellate di mais per l’alimentazione animale e ne spedisce 700mila in Italia. Dopo l’Ungheria, è il nostro secondo fornitore. L’importanza del mais, seppure non balzi subito agli occhi tra le conseguenze per l’Italia di una guerra tra Russia e Ucraina, non va sottovalutata.

Il mais è il principale ingrediente delle diete per gli animali (47%) ed è strategico nelle filiere nazionali dei prodotti zootecnici e bio-industriali.

L’aumento del mais ha influito sul prezzo della soia, che riguarda gli stessi terreni di coltivazione del granoturco. Insomma, grano, mais e soia, e i prodotti derivati da tali coltivazioni, sono legati a Russia e Ucraina sia in termini di necessità che di prezzo per l’Italia.

 

Il problema dell’auto-approvvigionamento

“Per l’energia come per i generi alimentari di prima necessità non si può ricordare l’importanza dell’auto-approvvigionamento interno solo quando la dipendenza dall’estero è messa a rischio da fattori geopolitici”.

Stando a Filiera Italia, politiche agricole miopi hanno fatto crollare la produzione di mais in Italia del 30% negli ultimi 10 anni.

“Oggi la nostra debolezza come UE è aumentata a causa della scelta comunitaria in atto di ridurre anche drasticamente la produzione agroalimentare europea.

Questo nonostante si fosse già fatta richiesta di “un maggior impegno da parte del Governo ad incentivare i contratti di filiera per un mais di filiera italiana certificata, in modo da migliorare l’integrazione fra produttori e imprese di trasformazione”.

“Pur confermando quindi la ferma condanna già espressa dal Presidente del Consiglio italiano si  valuti opportunamente la gradualità delle sanzioni stesse per non chiudere la via diplomatica”.

“Soprattutto l’Europa risponda con una voce sola, con misure che si riflettano in maniera identiche su tutti i Paesi UE”


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