Cassazione: i wine kit sono illegali perchè ingannano i consumatori

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La Corte Suprema di Cassazione conferma la sentenza della Corte di Appello penale di Bologna: i wine kit sono illegali, vinta la battaglia a tutela del vino italiano

La Cassazione nei giorni scorsi ha chiuso una querelle giudiziaria che durava da tempo. I wine kit, le confezioni
di mosto in polvere che promettono di produrre vino in casa semplicemente aggiungendo acqua con una spesa irrisoria rappresentano un illecito e verrà perseguito in tutte le sedi dove è possibile farlo.

I wine kit promettono la possibilità per chiunque di prepararsi il proprio vino in casa. Ve ne sono di diversi tipi e dalla loro introduzione sul mercato, negli anni ‘70, non hanno mai mancato di far discutere, arrivando ad avere molti problemi di natura legale. Nelle pubblicità si legge che basta acquistare il kit per fare il vino e dotarsi di una serie di strumenti comuni per provare la gioia di trasformarsi in enologi della domenica, credendo di ottenere del vino fatto con le proprie mani.

I wine kit sono una pratica illegittima perché il prodotto trae in inganno il consumatore, evocando un’inesistente origine italiana e una altrettanto inesistente provenienza da mosti di vini Doc. E’ l’ennesimo espediente del fenomeno Italian Sounding volto a colpire il re del nostro export enogastronomico.

Queste sono le conclusioni della Corte di Cassazione su un contenzioso iniziato nel febbraio 2016 con una sentenza di assoluzione di primo grado da parte del Tribunale penale di Reggio Emilia e poi proseguito nel maggio 2019 con quella della Corte di Appello penale di Bologna che ne aveva ribaltato l’esito.

Federdoc e Cia-Agricoltori Italiani festeggiano la vittoria.  A distanza di 3 anni è finalmente arrivata la sentenza della Corte di appello penale di Bologna che ha riformato la sentenza di 1° grado del Tribunale penale di Reggio Emilia, condannando uno degli imputati per il reato di cui all’art. 517 del codice penale “vendita di prodotti con segni mendaci”.


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«Dopo anni di battaglie legali – ha commentato il presidente della Federdoc, Riccardo Ricci Curbastro – contro questi famigerati wine kit, che avrebbero causato un danno di almeno 200 milioni di euro al settore vinicolo nazionale, finalmente una parola definitiva nel senso della trasparenza e della tutela del consumatore, ma anche della salvaguardia del vino italiano a livello internazionale».

Dino Scanavino, presidente di Cia-Agricoltori Italiani, replica soddisfatto “Con questa sentenza, la Corte di appello di Bologna ha lanciato un segnale forte di trasparenza alimentare che va nella giusta direzione di tutela degli interessi di produttori e consumatori. Pratiche come quelle del wine kit, se non contrastate nelle sedi opportune, rischiano di danneggiare il sistema delle denominazioni di origine europee che, ormai da circa trent’anni, rappresenta il più importante elemento di distintività e tipicità che caratterizza le nostre produzioni agroalimentari, rendendole uniche nel mondo”

Su Internet, anche su Amazon, è semplicissimo imbattersi in questi vino kit che promettono ad aspiranti vinificatori casalinghi di acquistare, con una modica cifra, un kit vino fatto in casa con un mix di polveri al quale aggiungere dell’acqua. Ovviamente il risultato è lontano anni luce anche dal più scadente vino in commercio.

 

Photo credit: Sneaky Hype
Fonti: Sole 24 Ore e Federdoc