Vino sostenibile: l’Italia va a segno

vino sostenibile

Approvato il decreto “sostenibilità” per uno standard unico per la produzione di vino sostenibile. Quella del 2021 potrebbe essere la prima vendemmia green

È stato approvato il decreto ministeriale del 23 giugno 2021 che rende possibile l’applicazione in Italia del sistema unitario a livello nazionale per la certificazione della sostenibilità nella filiera vitivinicola. Si tratta di qualcosa che va oltre la produzione biologica. Col nuovo decreto, infatti, viene finalmente definito un sistema unico nazionale che assorbirà quelli in vigore finora, definendo un disciplinare per la produzione di vino sostenibile (dal vigneto alla cantina). Verranno coinvolti anche gli ambiti della sostenibilità economica e sociale. Il decreto verrà firmato entro settembre e renderà l’Italia il primo Paese in Europa a dotarsi di una norma pubblica per la certificazione dei vini green, anche con un logo in etichetta.

Secondo Stefano Patuanelli, ministro delle Politiche agricole, “la più grande sfida che abbiamo davanti è quella di scongiurare il pericolo dell’omologazione delle produzioni agroalimentari. Mettere in campo degli strumenti che proteggono la distintività della nostra agricoltura è l’obiettivo primario che oggi dobbiamo porci, ed è il principio che abbiamo cercato di difendere nella Pac”.

Ma cosa si intende per vino sostenibile?

Un vino sostenibile è un vino prodotto secondo metodi che abbiano un minor impatto possibile sull’ambiente. In questo modo si cercano di preservare le risorse naturali per le generazioni future e la biodiversità. Grazie ai migliori metodi a disposizione, in base alla tradizione ma anche ai nuovi approcci innovativi, si ragiona in base ad un concetto di viticoltura integrata. Secondo questo tipo di approccio, dunque, la produzione agro-alimentare utilizza metodi che prevedono il minor utilizzo possibile di sostanze chimiche a difesa delle piante.

Anche perché si è capito che lo sviluppo di un’infezione dipende da un sistema ben più complesso di fattori. Intervengono, infatti, anche le condizioni ambientali, il tempo di coesistenza, la microfauna e flora di contorno. Agendo su questi fattori, si possono trovare vie più sostenibili di difesa. Si privilegia la lotta biologica e sistemi agronomici (capaci di prevenire le avversità o ridurre le condizioni favorevoli al loro sviluppo) e, laddove fosse necessario, l’uso mirato e minimale di prodotti che si biodegradano rapidamente nell’ambiente.

In questo senso, il vino sostenibile è equiparabile al vino biologico, ma in più integra i concetti di sostenibilità economica e sociale. Prevede infatti garanzie per i lavoratori e costi di produzione ottimizzati. Senza trascurare gli aspetti sociali, ovvero il suo rapporto col territorio, le persone che lo vivono e vi lavorano, gli aspetti culturali che vanno tramandati e divulgati.


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Il logo pubblico “vino sostenibile”

La definizione dello standard pubblico nazionale e del logo sulla sostenibilità nel vino rappresenta il primo passo, a cui andranno affiancate campagne promozionali istituzionali efficaci, che promuovano il modello del vino sostenibile all’estero. Questo, anche per facilitarne il suo riconoscimento da parte dei consumatori e degli enti stranieri e scongiurare così il fenomeno dell’Italian Sounding. L’Italia sarà così il primo paese in Europa a dotarsi di un sistema nazionale sul vino sostenibile. Proprio come il modello neozelandese, che sta ottenendo grandi risultati sui mercati grazie alla produzione verde.

Ancora un altro step

Il segretario generale dell’Unione italiana vini, Paolo Castelletti, fornisce chiarimenti sulle tappe che restano da percorrere: “L’ultimo miglio è ora il decreto ministeriale che definirà il disciplinare di produzione del vino sostenibile. Un manuale sulle best practice con circa 40 requisiti per governare la produzione dal vigneto (con regole dettagliate su agrofarmaci e fertilizzazioni), alla cantina (dove sarà necessario garantire linee di produzione separate tra vino convenzionale e sostenibile). E poi ci saranno gli aspetti sociali ed economici con una grande attenzione alle norme del diritto del lavoro, al rispetto dei contratti collettivi nazionali e alle regole sulla sicurezza”.

Il Comitato della sostenibilità vitivinicola (CoSVi)

Il decreto ha previsto la costituzione di un Comitato della sostenibilità vitivinicola (CoSVi) composto da rappresentanti istituzionali (Mipaaf, Regioni, Province autonome) e da tecnici, che definirà:

  • il disciplinare per la produzione sostenibile
  • un sistema di monitoraggio sulla sostenibilità
  • gli indicatori necessari per valutare il grado di sostenibilità della filiera vitivinicola
  • le attività di supporto al Ministero

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