Dop e IGP sono utilizzati dall’industria alimentare per la trasformazione di circa tredicimila prodotti. Solo l’Italia ha una normativa di settore. I risultati presentati al Mipaaf
Un giro d’affari che vale 260 milioni di euro e genera profitti per circa un miliardo di euro quello dei trasformati Dop e Igp prodotti dall’industria e dall’artigianato alimentare che coinvolge 1600 imprese.
La Fondazione Qualivita ha analizzato l’influenza della Dop economy sul settore alimentare, con uno studio approfondito presentato al Ministero delle Politiche Agricole. Il 68% dei Consorzi italiani ha concesso l’autorizzazione all’uso dell’Indicazione geografica (Ig) come ingrediente. Dalla ricerca “Dop Igp valore trasformati” risulta che le Dop e Igp sono usate soprattutto in condimenti (42% delle Ig coinvolte) e primi piatti (41%), salumi (33%) e dolci (31%), seguono poi formaggi e gelati (25%), marmellate, pizze e bevande (23%).
Negli anni il rapporto tra trasformati Dop e Igp e settore dei trasformati si è via via consolidato, e ciò rappresenta una crescita strategica per le produzioni territoriali di qualità.
Il valore aggiunto di Dop e Igp
Il sottosegretario alle Politiche agricole Gian Marco Centinaio ha ragione di sostenere che “L’alto livello qualitativo, la bontà e la certezza dell’origine sono un valore aggiunto delle nostre Dop e Igp, che si mantiene tale anche quando diventano ingredienti di prodotti trasformati e si traduce in un plus ulteriore per i brand più famosi, che, a loro volta, diventano uno strumento per far conoscere a un numero sempre maggiore di consumatori le eccellenze del nostro agroalimentare.
In un momento in cui c’è una crescente attenzione del consumatore verso l’origine delle materie prime e una sempre maggiore richiesta di made in Italy, il sodalizio con l’industria può accrescerne notorietà e distribuzione”.
Quanta strada c’è ancora da fare?
Del resto, la conoscenza dei loghi dei regimi di qualità dell’Ue e del loro vero significato non è del tutto chiara al consumatore finale, e soprattutto, non tutti riescono a distinguere sempre un prodotto Dop da un’imitazione. Vittorio Emanuele Pisani, direttore del Consorzio del Provolone Valpadana, infatti dichiara “attraverso indagini abbiamo avuto la conferma di quanto ancora sia necessario informare il consumatore finale sul territorio nazionale e quanto sia rilevante approcciare la promozione extra Ue con la consapevolezza di operare in territori nei quali il vero Made in Italy si trova a competere con diffusi e radicati fenomeni di italian sounding. L’obiettivo delle prossime campagne sarà proprio quello di diffondere e rappresentare al meglio il significato dei regimi europei di qualità”.
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Il primato italiano nella legislatura
L’Italia è il Paese europeo con il maggior numero di prodotti agroalimentari a denominazione di origine e a indicazione geografica riconosciuti dall’Unione europea. Segnale di grande qualità delle produzioni, e del forte legame che lega le eccellenze agroalimentari italiane al proprio territorio di origine.
Grazie alla certificazione comunitaria, i consumatori possono avere maggiori garanzie ed un livello di tracciabilità e di sicurezza alimentare più elevato rispetto ad altri prodotti.
In base allo studio della Fondazione Qualivita, è emersa però, anche una certa frammentarietà del sistema legislativo europeo. Solo l’Italia infatti, si è dotata di un sistema di regolamentazione più efficiente, dando ai Consorzi di tutela la possibilità di concedere autorizzazioni all’uso dell’Indicazione geografica, per conferire a queste ultime maggiore tutela.
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