Corte di Giustizia Europea, schiaffo al Made in Italy colpito l’Aceto Balsamico

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La Corte di Giustizia dell’Unione Europea ha deciso che l’aceto balsamico può essere fatto in qualsiasi città, non solo a Modena. I produttori di Italian Sounding festeggiano.

La protezione dell’Aceto Balsamico di Modena non è più garantita dalla Comunità Europea. Per la Corte Ue l’aceto balsamico non è solo quello di Modena. La tutela dell’Aceto Balsamico di Modena igp si applicherà solo alla denominazione completa di luogo. In altre parole, la denominazione ha valenza solo se associato al nome della città (Aceto Balsamico Modena), altrimenti non è più prodotto di qualità certificata e non può essere protetto. Questo significa che chiunque potrà immettere in commercio il proprio aceto balsamico.

La questione è nata a seguito di un contenzioso (causa C-432/18) tra Il Consorzio Tutela Aceto Balsamico di Modena e la Balema, un’azienda tedesca che commercializza prodotti a base di aceto proveniente da vini tedeschi del Baden e utilizza il termine “balsamico” sui suoi prodotti, tra cui quello di punta chiamato Balemasam. La Balema aveva fatto ricorso alla Corte federale di giustizia tedesca, che aveva a sua volta richiesto alla Corte di Giustizia europea di esprimersi sulla questione.
La sentenza della Corte di Giustizia Eu è stata sfavorevole ai produttori italiani. Infatti, secondo la corte del Lussemburgo, il termine «aceto» è un termine comune, mentre «balsamico» è un aggettivo comunemente impiegato per designare un aceto che si caratterizza per un gusto agrodolce.

Dal 2009 l’aceto balsamico di Modena è nel registro delle indicazioni geografiche protette (IGP), da non confondere con le altre due denominazioni Aceto Balsamico Tradizionale che sono invece tutelate dal marchio di denominazione di origine protetta (DOP), è tra i campioni dell’export italiano e si colloca al 4° posto nella top ten delle specialità alimentari DOP e IGP italiane più richieste all’estero. Il danno potenziale è pesantissimo e potrebbe intaccare il valore dell’export dell’aceto balsamico igp che nel 2016 è salito a quota 882 milioni di euro.

Il Consorzio di tutela dell’Aceto Balsamico di Modena Igp ne esce sconfitto e il rammarico del Presidente Mariangela Grosoli è evidente dalle sue parole: “Una decisione che riteniamo totalmente ingiusta, a partire dall’assunto che la parola balsamico indichi ciò che invece non è: sappiamo tutti, in Italia e all’estero, che le caramelle e gli sciroppi ‘balsamici’, così come l’aggettivo ‘balsamico’ nella degustazione dei vini, non indicano assolutamente un sapore agrodolce, richiamando invece note forti e mentolate, che il nostro aceto di certo non possiede. La realtà è che molti Paesi Europei si sono voluti parzialmente appropriare del successo mondiale riscosso dall’Aceto Balsamico di Modena – questo sì, unico aceto ad essere agrodolce e a usare la parola Balsamico solo perché gli venne attribuita molti secoli fa dai Duchi Estensi, che lo ritenevano medicamentoso – e ad imitarlo in modo massiccio usandone il nome. Probabilmente, il notevole peso di interessi politici e commerciali dei Paesi che si sono schierati ufficialmente contro il Consorzio e, d’altra parte, un sistema Italia che invece fatica a far valere le proprie istanze a livello comunitario, hanno contribuito a quest’esito a dir poco deludente.”

Tuttavia, da quello che emerge da una prima analisi sul testo del provvedimento, la questione dell’evocazione non è chiusa e verrà riproposta, caso per caso, ai giudici nazionali. Forse l’unica consolazione è che questa bailamme non impatterà le DOP (denominazioni di origine protetta) «Aceto balsamico tradizionale di Modena» e «Aceto balsamico tradizionale di Reggio Emilia» che restano tutelate dalla normative europee. Clicca qui per maggiori info sulle varie denominazioni.

Allarmato anche il Direttore del Consorzio, Federico Desimoni, che afferma: “Questo provvedimento costituisce certamente un procedente molto pericoloso per tutto il sistema di tutela comunitario soprattutto perché è in contrasto con una giurisprudenza consolidata della Corte stessa in tema di tutela dei prodotti DOP e IGP […] Non siamo preoccupati per l’attività commerciale perché altri mercati come quello americano, in cui da anni vige una sostanziale deregulation, ci insegnano che alla fine il consumatore premia i prodotti autentici, quelli veri e senza trucchi riconoscendo nella correttezza e nell’onestà un valore ancora socialmente condiviso. Ciò che ci preoccupa di più è la confusione che i concorrenti cercheranno di creare per approfittare della buona fede del consumatore.”


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Ed infatti, in questo scenario aumenta la confusione tra i consumatori che ancora una volta dovranno districarsi tra centinaia di prodotti a scaffale poco trasparenti, immessi in commercio da scaltri produttori Italian Sounding che approfittando della situazione di mercato metteranno in atto comportamenti al limite della legalità e della correttezza, condizionandone le scelte.

Proprio in questi casi risulta utile per il consumatore l’utilizzo dell’app gratuita Authentico che, grazie ad una semplice scansione del codice a barre, svela immediatamente se il prodotto che si intende acquistare è Made in Italy oppure fatto altrove. In aggiunta, con la nuova versione in rilascio, l’applicazione Authentico Blockchain sarà in grado di informare il consumatore circa la provenienza della materia prima utilizzata, rendendo trasparente l’intera filiera di produzione agroalimentare grazie alla notarizzazione di tutti gli step produttivi su una piattaforma blockchain pubblica.