Bolgheri – Bolgaré: italia 1 – Bulgaria 0

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Troppo simile al Bolgheri Doc, l’Europa boccia il vino bulgaro Bolgarè. Questa vittoria farà giurisprudenza per la tutela del Made in Italy?

Ci risiamo, una delle principali cantine bulgare, il Domaine Boyar, che nel 2017 aveva fatto domanda di registrare il marchio “Bolgaré” nella classe dei prodotti alcolici, “non curante” dell’assonanza che evoca con il vino italiano Bolgheri DOP.

Una battaglia che dura da 5 anni che ha finalmente visto la fine lo scorso 21 marzo, con la vittoria del Consorzio per la tutela dei Vini Bolgheri e Bolgheri Sassicaia Doc.

Vittoria, tra l‘altro, per niente scontata, dato che il ricorso presentato dal consorzio di tutela all’Euipo (l’ufficio marchi europeo), quando la Bulgaria aveva presentato domanda di registrazione del marchio Bolgarè, era stato respinto in prima istanza.

La minaccia per i prodotti italiani e europei

Il sottosegretario alle Politiche agricole alimentari e forestali, Gian Marco Centinaio va dritto al punto: “Questi tentativi rappresentano una minaccia non solo per i prodotti italiani, ma per l’intero sistema europeo delle denominazioni.

Come era già successo nel caso Champagne vs Champanillo, anche in quest’occasione è stata ribadita la massima tutela delle denominazioni contro ogni tipo di evocazione e si è evidenziata la forte somiglianza dei due nomi con il conseguente rischio per il consumatore di associare erroneamente la denominazione italiana e il marchio bulgaro”.

Centinaio ricorda, inoltre, che “nel mondo ci sono vini che riescono a conquistare fette di mercato solo perché evocano nel nome le nostre denominazioni e i nostri territori. Dopo un contenzioso durato anni oggi viene difesa una nostra eccellenza apprezzata in tutto il mondo, una vittoria non solo per Bolgheri, ma per tutto il Made in Italy e per tutto il Made in Ue”.


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Speranze per il Prosek

Il rischio per il consumatore di associare erroneamente la denominazione italiana a marchi che, ovviamente, italiani non sono, è quanto sta inficiando il Prosecco nella sua lotta contro la denominazione del Prosek. Ma questa vicenda potrebbe creare un precedente a cui appellarsi, se il Prosek dovesse vincere la battaglia.

Stando infatti a Coldiretti: “se è illegittimo usare un nome o un segno che evocano, anche storpiandolo, un prodotto a denominazione di origine, la sentenza della Corte dovrebbe essere applicata anche al Prosek croato, un vino dolce da dessert tradizionalmente proveniente dalla zona meridionale della Dalmazia contro una richiesta di registrazione di una menzione tradizionale l’Italia ha fatto ricorso”.

L’italian Sounding non è solo vino

Prosecco, Bolgheri, appartengono ad una categoria, quella dei vini, che vale oltre 620 milioni di bottiglie prodotte. Di queste, 370 milioni sono esportate, per un mercato che vale due miliardi di euro, di cui un miliardo all’estero (il 16% sul totale). Se a questa fetta di mercato aggiungiamo perdite che coinvolgono DOP e IGP, un settore che, nel 2020, ha raggiunto 16,6 miliardi di euro di valore alla produzione e un export da 9,5 miliardi di euro, pari al 20% delle esportazioni nazionali di settore è facile capire come, solo nel 2021, il danno subito sale ad oltre 100 miliardi il valore del falso Made in Italy.

Quanto è grande il danno per l’economia e per gli ignari consumatori?


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