Quanto vale il Made in Italy?

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L’export agroalimentare made in Italy prospetta cifre record per la fine del 2021, che si aggirano intorno ai 50 miliardi di euro. È questo l’asset strategico su cui puntare.

Era l’obiettivo per il 2020 il record di 50 miliardi di euro, che la pandemia ha purtroppo arrestato, ma l’export agroalimentare non demorde, e già nel primo trimestre del 2021 registra un record storico nelle esportazioni food and wine del made in Italy di 17 miliardi di euro, cifra mai raggiunta in passato. Oltretutto è stato questo l’unico settore a registrare una crescita in piena pandemia.

Il presidente di Federalimentare, Ivano Vacondio, sottolinea come si tratti di “numeri che ci rendono fieri e soddisfatti, ma che non ci colgono di sorpresa: sapevamo che il traguardo era vicino. Dopo un anno e mezzo molto duro anche per l’alimentare italiano, finalmente una notizia che ci ripaga di tutti gli sforzi che il settore ha fatto e sta facendo tuttora. L’inizio dell’anno – aggiunge Vacondio – è stato funzionale a coprire il gap che ancora ci portavamo dietro dal 2020, ma ora si prospetta una seconda metà dell’anno che dovrebbe consolidare il tasso di espansione a due cifre dell’agroalimentare, tale da farci arrivare all’obiettivo dei 50 miliardi entro il 2021 e forse addirittura a superarli. Un risultato che dimostra a tutti quanto l’export dell’alimentare complessivo sia un asset strategico per il Paese su cui puntare e fare investimenti”.

Quali sono i prodotti italiani più esportati?

Dinamiche differenti coinvolgono le diverse filiere. I prodotti italiani più esportati provengono dai distretti agricoli, che nel primo trimestre del 2021 hanno avuto una crescita tendenziale del +19,2%.

Allo stesso modo continua a registrare livelli da record la filiera della pasta e dei dolci, con un +0.9% rispetto allo stesso trimestre del 2021, attestandosi su oltre 810 milioni di euro di esportazioni. L’anno della pandemia ha colpito duramente il settore dei vini, che risulta penalizzato rispetto al primo trimestre del 2020, mantenendo comunque un livello superiore rispetto allo stesso periodo del 2019. Il valore dell’esportazioni di quest’anno si attesta comunque ad oltre 1,2 miliardi.

Stabile la filiera delle carni e dei salumi, che dopo aver concluso in sostanziale parità il 2020 rispetto al 2019, registra una crescita tendenziale del +1,6% nel primo trimestre del 2021.

Tendenza in salita per la filiera lattiero-casearia che si attesta sul +3,7% rispetto al 2021, mentre l’unica filiera a registrare una leggera inversione di tendenza è quella dell’olio, con un -1,4%.


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I paesi in cui l’Italia esporta di più

L’export agroalimentare conferma come principale cliente del Made in Italy la Germania, che rappresenta lo sbocco privilegiato con un incremento del 5,4%, sebbene siano gli Stati Uniti a far registrare l’incremento maggiore della domanda con un balzo del 14,2% favorito dall’entrata in vigore, l’11 marzo 2021, dell’accordo tra la presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen e il presidente Usa Joe Biden sulla sospensione di tutte le tariffe relative alle controversie Airbus-Boeing che ha eliminato i dazi aggiuntivi del 25% alle esportazioni in Usa di molti prodotti italiani. Terzo e quarto posto sono occupati rispettivamente da Francia e Gran Bretagna.  Positivo anche il mercato svizzero, che ha messo a segno nel quadrimestre un +11,2%, dopo il +5,7% trimestrale. Va inoltre segnalata, anche la netta accelerazione della Russia, con un +18%, dopo il +11,6% trimestrale, a dispetto dell’embargo.

Ma il Made in Italy non è solo Food

Le eccellenze del Made in Italy, afferiscono principalmente a tre settori, le cosiddette 3 “F” di Fashion, Food e Furniture. Complessivamente, quello che è denominato il “bello e ben fatto italiano” (BFF) vale 135 miliardi di euro. Questo è quanto risulta dall’analisi condotta dal “Rapporto Esportare la Dolce Vita”, realizzato dal Centro Studi Confindustria con il contributo di SACE, Netcomm e Fondazione Manlio Masi – Osservatorio nazionale per l’Area Affari Internazionali e gli scambi. In base all’analisi contenuta nel Rapporto, è possibile desumere il valore potenziale delle esportazioni del BBF, calcolato in 82 miliardi di euro: per oltre tre quarti nei paesi avanzati (62 miliardi di euro) e per la restante parte negli emergenti (20 miliardi di euro).

Nonostante le ripercussioni dovute alla pandemia, che ha colpito soprattutto il settore del Fashion, alcune eccellenze del made in Italy hanno continuato a crescere anche nel 2020. “La crisi da Covid-19 ha avuto un effetto propulsivo sulle tendenze in atto, provocando un salto di velocità nelle trasformazioni sociali e, di riflesso, dell’economia. Soprattutto un’ulteriore spinta alla digitalizzazione”, ha commentato Barbara Beltrame Giacomello, Vice Presidente di Confindustria per l’Internazionalizzazione: “l’Italia ha dimostrato di essere forte” e ciò è senz’altro dovuto all’“indiscutibile qualità e riconoscibilità dei nostri prodotti. Il Made in Italy è vivo e lotta. La sfida ora è capire come trasformare le nostre imprese: rafforzare i canali di vendita digitale, stabilizzare le relazioni internazionali e preservare e aumentare la riconoscibilità del Made in Italy”.


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