Perché l’olio evo è l’alimento italiano più contraffatto

repressione frodi olio icqrf CONTRAFFAZIONE

L’olio extravergine di oliva (EVO) è uno dei pilastri del Made in Italy alimentare: simbolo di genuinità, salute e tra le fondamenta della Dieta Mediterranea. Tuttavia, paradossalmente, è anche il prodotto alimentare italiano più soggetto a frodi e contraffazioni. Ma per fortuna esiste una soluzione innovativa.

La scorsa campagna olearia 2024‑2025 ha segnato un drastico calo della produzione italiana, con punte di ‑32 % rispetto alla stagione precedente e ci ha fatto scivolare dal secondo al quinto posto nella classifica dei produttori.  Nella migliore delle ipotesi, si prevede che la produzione 2025‑2026 potrà risalire a circa 340–360 mila tonnellate, che permetterebbe di occupare il 3° posto in Europa.

Ma il nostro fabbisogno di olio va ben oltre. L’Italia consuma da sola per il mercato interno circa 410.000 tonnellate all’anno (circa 7–8 kg pro-capite), mentre il fabbisogno totale (interno + export) supera le 800 mila tonnellate. Ciò comporta un deficit strutturale compreso tra 590.000 e oltre 660.000 tonnellate, soddisfatto con importazioni che provengono principalmente da Spagna, Grecia, Tunisia e altri Paesi extra-UE.

L’olio EVO, infatti, è uno dei prodotti agroalimentari italiani più esportati, con performance sorprendenti: +45 % in valore nel 2024, con vendite superiori ai 3 miliardi di euro. L’olio italiano raggiunge 160 Paesi: Stati Uniti, Germania, Francia, Canada e Giappone rappresentano da soli il 65 % del valore dell’export. Anche Corea del Sud (+82 %) e Australia (+192 %) segnano crescite esplosive.

Questa esposizione internazionale, insieme alla scarsità di offerta nazionale, rende l’olio EVO un prodotto ad altissimo valore percepito — e quindi ad alto rischio di contraffazione.

L’Ispettorato Centrale per la Qualità e la Repressione Frodi (ICQRF) ha svolto nel 2024 quasi 55.000 controlli, rinvenendo una incidenza di irregolarità del 14,8 % nel settore dell’olio, secondo solo alla carne (15,5 %).  Le autorità doganali e l’ICQRF hanno più volte scoperto partite di oli contraffatti in cui oli di semi colorati con clorofilla e beta-carotene venivano venduti come extravergine “italiano 100%”. Nel 2023, nell’ambito dell’operazione OPSON, sono stati sequestrati oltre 260.000 litri di olio extravergine adulterato tra Spagna e Italia.

Nel settore dell’olio extravergine, le frodi più comuni includono:

  1. Adulterazione con oli di qualità inferiore: miscelazione con olio vergine, lampante o oli di semi raffinati colorati con clorofilla e beta-carotene
  2. Contraffazione dell’origine geografica: vendita di oli stranieri spacciati per “Made in Italy”
  3. Olio deodorato: usato per nascondere difetti sensoriali, ma non conforme allo standard extravergine
  4. Falsa certificazione biologica: etichette ingannevoli per ottenere un prezzo più alto
  5. Manipolazione dei parametri chimici: acidità, perossidi adulterati per far rientrare oli scadenti nei limiti previsti

Ma perché l’olio EVO è il più contraffatto?

Tre leve spiegano perché l’olio EVO è bersaglio privilegiato:

1) Valore e desiderabilità
L’olio extravergine di oliva è un prodotto di pregio, riconosciuto a livello internazionale, che gode di un basso livello di produzione nazionale e alta domanda. Questo lo rende estremamente attraente per frodi lucrative.

2) Controlli complessi e filiera frammentata
La filiera olivicola italiana è altamente frammentata: migliaia di aziende, produzioni regionali e pochissime grandi imprese. Complessivamente i primi 20 marchi dell’olio di oliva italiano, di proprietà di quasi altrettante aziende olearie, faticano ad arrivare a 2 miliardi di euro. Ovvero quanto da sola ha fatturato la solo azienda spagnola Migasa nel 2024. I controlli, nonostante l’impegno dell’ICQRF, dei NAS e del SIAN, faticano a coprire i punti più vulnerabili della catena.

3) Concorrenza sleale UE e crisi di qualità percepita
Il fenomeno dell’Olio di Carta e delle miscele “invisibili” riduce la fiducia dei consumatori e danneggia i produttori onesti, creando una spirale di prezzi al ribasso e un sospetto diffuso.

Alcune aziende spagnole che hanno comprato vecchi marchi italiani, ormai desueti, li utilizzano per uscire sul mercato con promozioni straordinarie nella GDO con oli provenienti geograficamente dalla Spagna (ma di origine ignota), la cui circolazione è favorita dalla libera circolazione UE.

L’autenticità e la tracciabilità dell’olio extra vergine di oliva (EVO) italiano rappresentano una delle principali preoccupazioni dei consumatori, soprattutto considerando la minaccia dei prodotti contraffatti al brand Made in Italy. Questo incide sulla percezione del valore dell’olio e favorisce in GDO la vendita degli oli comunitari, che nonostante gli aumenti risultano più convenienti rispetto a quelli autentici 100% italiani. Il ragionamento che sembra fare il consumatore medio è che forse non vale la pena spendere di più per un prodotto di cui non ha certezze.

Come contenere il problema e recuperare la fiducia dei consumatori

Lo studio recente “Blockchain for the valorization of Made in Italy extra virgin olive oil: A discrete choice experiment on young consumers” dell’Università Politecnica delle Marche, pubblicato su AIMS Agriculture and Food ha rivelato che i consumatori sono disposti a pagare un sovrapprezzo per l’EVO tracciato con blockchain, in particolare quando associato all’origine italiana. Questi risultati evidenziano il potenziale della blockchain nel rafforzare la fiducia dei consumatori e nel proteggere i prodotti Made in Italy.

L’analisi dell’Univpm ha rivelato che, sebbene quasi l’intero campione consideri la tracciabilità un elemento chiave per l’autenticità alimentare, poco più della metà degli intervistati (51%) aveva già sentito parlare di tecnologia blockchain. La limitata conoscenza della tecnologia blockchain da parte dei consumatori è legata alla sua adozione relativamente recente nel settore delle filiere alimentari (la prima adozione risale al 2018 in USA). Tuttavia, una volta informati sulle caratteristiche di questa tecnologia, al momento della scelta gli intervistati hanno preferito l’EVO tracciato con blockchain rispetto a quello non tracciato.

Un secondo aspetto interessante emerso dall’analisi è che gli intervistati hanno confermato la disponibilità a pagare circa 4,68 €/L in più per un EVO di origine italiana tracciato con blockchain, rispetto al prezzo più alto attualmente sul mercato per l’EVO italiano, pari a 19,00 €/L. Tali risultati riflettono il valore percepito della blockchain nel garantire l’origine, la sicurezza e qualità alimentare.

In questo contesto la blockchain rappresenta la tecnologia ideale per rispondere alle esigenze dei consumatori italiani nel consumo di EVO Made in Italy, garantendo trasparenza e affidabilità. Questo creerebbe nuove e importanti opportunità per i produttori di olio di qualità, quelli che oggi soffrono la concorrenza sleale, aprendo l’accesso a nicchie di mercato sempre più rilevanti, composte da consumatori attenti alla qualità e alla sostenibilità, legate all’immagine del Made in Italy.

La blockchain potrebbe essere uno strumento efficace per valorizzare e proteggere i prodotti Made in Italy, aumentando la fiducia dei consumatori nel marchio e certificando al contempo la qualità del prodotto, rendendo trasparenti le materie prime utilizzate e le trasformazioni subite. L’applicazione della blockchain, dunque, potrebbe rappresentare un elemento chiave per accrescere la fiducia dei giovani consumatori nell’EVO italiano che saranno i prossimi consumatori su larga scala. Sempre più azienda di olio stanno adottando la tracciabilità di filiera digitale in blockchain. Ad esempio, tra le grandi eccellenze: Frantoio Torretta, Frantoio Marsicani, Schinosa, F.lli. Renzo. Ma anche i big, hanno innovato la tracciabilità su alcune linee di olio evo 100% italiano, come: Costa d’Oro, Corricelli, Carapelli, ma anche Monini che ha dichiarato di voler investire sulla blockchain per tracciare i suoi oli evo.

Si può quindi dedurre che, nonostante la diffusione ancora recente della blockchain nell’agroalimentare, essa sia in grado di generare un atteggiamento positivo e interesse tra i consumatori. I consumatori chiedono sempre più trasparenza e responsabilità ai produttori alimentari, e la tracciabilità in digitale in blockchain risponde pienamente a queste esigenze.

Credit photo: ICQRF

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