Intervista ad Ale Gambini autrice del libro No Ketchup on Spaghetti

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Ale Gambini, conosciuta come “A Queen in the Kitchen”, è una Italian Food Ambassador che vive a Los Angeles con la sua bellissima famiglia. Abbiamo deciso di intervistarla in una lunga quanto piacevole chiacchierata via zoom.

Scrittrice, conduttrice pluripremiata di programmi di cibo online ed insegnante di cucina, Ale Gambini è nata e cresciuta a Milano, ha imparato a cucinare e ad amare la buona cucina dalla sua amata Nonna Fernanda (che somigliava alla Regina Elisabetta, da qui il suo soprannome). Recentemente ha ricevuto il riconoscimento “Patrimonio Italiano 2021” per l’impegno nel divulgare la cultura italiana nel mondo con la sua sopraffina arte culinaria. Insegna con passione nelle sue classroom di cucina ad appassionati di cibo e cultura italiana provenienti da tutto il mondo.

Carissima Ale Gambini, abbiamo letto il tuo ultimo libro No Ketchup on spaghetti e ci è piaciuto moltissimo perché non solo racconta un mix di ricette italiane classiche e innovative ma perché contiene preziosi consigli su dove comprare autentico cibo italiano e soprattutto su come mangiare da veri italiani.

D. Ma come nasce questo libro e come ti è venuta l’idea di andare oltre il semplice ricettario?
R. L’idea di questo libro nasce dall’esperienza come insegnante di cucina italiana che mi ha fatto riflettere sul fatto che nonostante la nostra cucina sia amata e conosciuta da molti, non si può dire la stessa cosa per i prodotti agro-alimentari che la rendono unica e speciale. Molti non hanno idea della differenza tra Parmigiano Reggiano e Parmesan, o che l’aceto balsamico che si trova sugli scaffali di molti supermercati americani per pochi dollari non abbia niente a che vedere con l’aceto balsamico di Modena IGP e tanto meno con il prezioso aceto balsamico tradizionale di Modena DOP.  Altri, conoscono il corretto procedimento per fare una Carbonara, ma non sanno la differenza tra Pecorino Romano e Romano cheese (una sorta di pecorino Italian sounding) o tra pancetta e guanciale. Ho anche notato che ci sono migliaia di libri di cucina Italiana fatti a regola d’arte ma solo pochi parlano in realtà del punto di partenza della nostra amata cucina: gli ingredienti! Ovviamente dopo aver imparato a conoscere e riconoscere le materie prime è importante usarli in cucina, quindi ho annesso una serie di ricette inclusi alcuni dei cavalli di battaglia della cucina classica Italiana (Cacio e Pepe, Mozzarella in Carrozza, etc), insieme a piatti che sono quasi sconosciuti al di fuori dell’Italia (Scampi alla Busara, Mondeghili Milanesi, Blanc manger alla Valdostana), ed alcune ricette che ho elaborato aggiungendo un tocco personale.

D: A chi si rivolge il tuo ultimo libro?
R: “No Ketchup on Spaghetti” si rivolge a tutti coloro che amano la VERA cucina e cultura italiana, ad appassionati di cucina in generale, home-chefs, foodies.

D: Perché il ruolo degli chef come “ambasciatori del cibo italiano” è così cruciale all’estero?
R: Gli chef, i ristoratori, gli istruttori, hanno un ruolo fondamentale nell’educare ed informare gli stranieri. Credo che noi tutti possiamo veramente fare la differenza perché la maggior parte di chi ci segue si fida della nostra esperienza e credibilità ed è pronto ad ascoltare ed andare oltre gli stereotipi che caratterizzano il mangiare italiano.

D: Cosa suggeriresti agli chef italiani in US che dicono di essere costretti per questione di business a riadattare le loro ricette per incontrare il gusto degli americani?
R: Credo che sia necessario fare i conti con la realtà e che a fine giornata quello che conta è avere clienti e fare in modo che siano soddisfatti, ma sono convinta che solo educando al gusto si possano ottenere soddisfazioni e risultati duraturi. Penso che spesso si cerchi di accontentare i clienti snaturando la nostra cucina convinti che sia necessario uniformarsi alla cucina Italo-americana poiché questo è ciò che nell’immaginario comune all’estero è riconosciuta come cucina Italiana. Dopo anni qui negli States, ho capito che c’è un enorme orgoglio nelle comunità Italo-americane nel riferirsi alla loro cucina come “Italiana” e che va trattata con rispetto, ma è giusto sottolineare che non sono la stessa cosa, ma due cucine ognuna con le proprie peculiarità.

D: Tu hai insegnato cucina italiana a tantissimi americani, dalla tua conoscenza del mercato che percentuale di americani è disposta a spendere di più per acquistare prodotti italiani autentici e qual è il loro profilo sociale
R: Los Angeles è una città con i suoi pro e contro ma è sicuramente unica così come le persone che ci vivono. Dalla mia esperienza posso dirti che una buona fetta di americani se indirizzati correttamente, se gli spieghi le qualità del prodotto, sono felici di spendere di più per utilizzare i prodotti autentici. Ai miei corsi una delle domande che più spesso mi viene fatta è dove comprare gli ingredienti 100% made in Italy. Questa pero’, come nelle grandi città americane, e’ una realtà privilegiata dove la maggior parte delle persone ha spesso una laurea, sono professionisti affermati nel loro settore. Tuttavia anche i giovani si stanno interessando al cibo italiano di qualità.

D: Nel tuo interessantissimo libro parli anche di DOP e IGP, ci chiediamo se gli americani percepiscono la differenza di valore di queste indicazioni geografiche europee e se riconoscono i bollini grafici sulle confezioni
R: Io credo di si, basta spiegarglieli nel modo corretto e facendo vedere loro i prodotti e insegnargli a riconoscere i segni distintivi. Personalmente cerco sempre di farla risultare come una conseguenza naturale, comprare gli ingredienti di ottima qualità = cucinare sano e gustoso. Non voglio che risulti come una cosa noiosa ne snob ed è cosi che ho affrontato questa tematica anche sul libro che vuole essere una guida semplice per tutti.

D: Il titolo del tuo libro è emblematico di alcune esagerazioni tipiche degli americani, ci racconti un altro esempio di cose o abitudini che fanno con il nostro cibo che fanno inorridire
R: Avrei potuto scrivere un libro solo su questo soggetto ma anziché focalizzare l’attenzione su ciò che noi Italiani non mangiamo ho voluto dare dei suggerimenti su cosa scegliere e provare, alla fine ognuno è libero di fare ciò che preferisce. No al Ketchup sugli spaghetti è ovviamente una “provocazione” anche se in realtà è quello che fanno alcuni. Quello che mi rammarica sono i prodotti Italian sounding che spesso hanno un marketing molto efficace e riescono ad ingannare molto bene i consumatori. I nomi italiani storpiati, le diciture “a taste of Italy”, “Italian flavor” funzionano bene sugli scaffali. Per non parlare delle migliaia di ristoranti finti italiani con prodotti davvero imbarazzanti.

D: Nel tuo libro racconti anche di nuove ricette, ma qual’è la migliore ricetta di Ale Gambini per combattere l’Italian sounding
R: Educare! Come in ogni cosa la conoscenza è il miglior strumento per combattere l’ignoranza.

D: Come abbiamo raccontato su Authentico, la diffusione delle Fettuccine Alfredo negli Stati Uniti si deve alla coppia di attori americana più famosi dell’epoca, Mary Pickford e Douglas Fairbanks, che durante il viaggio di nozze in Italia, mangiarono da Alfredo alla Scrofa. Tu cosa ne pensi dell’utilizzo di moderni influencer per promuovere la vera cucina italiana in US, parlando di coppie celebri dello spettacolo pensiamo, ad esempio, a Beyoncè e Jay Z?
R: Se sapessero ciò di cui stanno parlando e riuscissero a divulgare la vera cucina italiana ben vengano, anche se in tutta onestà sono un po’ allergica al termine influencer. In questo periodo è in onda sulla CNN una serie (Searching for Italy) in cui l’attore di origine italiane Stanley Tucci viaggia in alcune regioni italiane per far conoscere le meraviglie ed i segreti della nostra cucina e sta funzionando molto bene. Credo però che ci sia bisogno di “svecchiare” l’idea di cucina Italiana nel mondo. Oggi abbiamo in Italia ed all’estero talentuosi chef che reinterpretano in modo innovativo la nostra cucina ed anche questo merita supporto e diffusione per far comprendere che la cucina italiana non è solo bolognese, cacio e pepe, amatriciana e linguine allo scoglio.

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Ale Gambini – No Ketchup on spaghetti

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