Dimenticate il vetro: il futuro del vino è racchiuso in bag in box?

vino in bag in box

Da anni si sta diffondendo rapidamente il vino in bag in box, ma è una strada fattibile? Le bottiglie in vetro saranno il passato? Ma soprattutto, il vino è di qualità?

Gli estimatori del vino potrebbero storcere, o già hanno storto, il naso ma ci sono pro e contro per il vino in bag in box, dove la sostenibilità ha un ruolo chiave. Ma a certe cose non si può rinunciare, e la bottiglia di vetro è espressione di secoli di tradizione e ritualità stessa del vino. Poi c’è la questione dei vini di alta gamma, che si fa a fatica a immaginare in un bag in box, e dell’invecchiamento in materiali diversi da vetro per affinare il prodotto. Oltretutto, nell’immaginario collettivo, si tende a pensare che il vetro sia una scelta ecosostenibile. Tuttavia, nella produzione enologica, il packaging impatta sul 30% delle immissioni dell’intera produzione, dal vigneto al consumo. Sebbene provochi una minor dispersione di residui rispetto alla plastica e sia più efficiente per il riciclo.  Prima di giungere ad una conclusione, meglio analizzare gli aspetti del bag in box.

Cos’è il bag in box?

I Bag in Box sono stati inventati dal chimico americano W.R. Scholle nel 1955, ma divennero poi “Wine Box” nel 1965, grazie al viticoltore australiano Thomas Angove dell’azienda vinicola che esiste ancora oggi, Angove.

Letteralmente, bag in box vuol dire “sacchetto in scatola”, ed è un contenitore per alimenti liquidi che si compone di una sacca, appunto, che viene riempita di vino senza incamerare aria (tramite macchinari dedicati), racchiusa in una scatola. La sacca dispone di una valvola a rubinetto per cui è previsto un foro nel cartone dove prende posizione per lo svuotamento a pressione del vino. La peculiarità risiede nel fatto che i sacchi vengono prima riempiti senza immettere aria (grazie a macchine riempitrici appositamente studiate) e poi, anche nell’utilizzo, durante lo svuotamento del sacco, l’ossigeno non entra mai in contatto con il vino. Infatti, grazie alla valvola di uscita, la confezione si piega su se stessa evitando così il formarsi di bolle d’aria che comprometterebbero la salute del vino.

I pro e i contro del bag in box

Se è vero che l’occhio vuole la sua parte, di sicuro il bag in box non procura lo stesso effetto accattivante della bottiglia di vetro. Ma allo stesso tempo è pratico, specialmente per il fatto che una confezione aperta può conservare il prodotto per 3-4 settimane senza che la sua qualità ne risenta. Protegge il vino oltre che dall’aria anche dalla luce ed è meno suscettibile a sbalzi di temperatura. È facilmente trasportabile e immagazzinabile, e di sicuro più economico, visto che lo stesso vino acquistato in bag-in-box ha un costo inferiore rispetto a quello in bottiglia per il semplice costo dei materiali. Presenta qualche problema se si ha preferenza di consumare vino freddo per il suo ingombro nei frigoriferi domestici e per il fatto che, dato lo spessore della scatola, potrebbe impiegare più tempo


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Il nocciolo della questione: la qualità e la conservazione del vino in bag in box

Almeno per vini non destinati al lungo invecchiamento, questo contenitore è in grado di garantire la shelf life attesa. Uno studio condotto nel 2011 dall’INRA (l’università di Bordeaux) e pubblicato con il titolo “The influence of packaging on wine conservation” a febbraio 2012 su “Food Control” ha avallato la capacità del bag in box di conservare adeguatamente il vino per periodi variabili tra i 4 e i 12 mesi circa per quanto riguarda il vino rosso e 3-4 mesi per il vino bianco. Diverso è il discorso se si parla di vini non giovani, poiché la struttura stessa e lo spessore della scatola, non consente l’affinamento del vino. Non è da considerare adeguato nemmeno per spumanti, champagne e vini dolci, mentre si presta per i vini fermi.

La percezione del vetro

Nei decenni scorsi ha preso piede un’errata concezione che lega il peso della bottiglia alla qualità del vino contenuto. In realtà i fattori da tenere in considerazione per la qualità del vino sono il tappo, la temperatura, il colore del vetro, ma sicuramente non il suo peso. Tuttavia, i fattori che incidono invece sulla scelta del vino su uno scaffale, nella mente del consumatore, sono legati ad una serie di segni esteriori: il prezzo, l’etichetta, il brand e appunto la forma e il peso della bottiglia. Nelle neuroscienze, questo è ciò che viene definito sistema di ricompensa, che ripaga con una sensazione di piacere il richiamo di un’esperienza associato ad un determinato stato emotivo, come quello di bere un buon vino.

I nuovi valori legati alla sostenibilità, potranno offuscare la percezione della qualità del vino nella mente dei consumatori?


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