Com’è arrivata la pizza in America?

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Piatto emblema della tradizione italiana, come ha fatto ad arrivare la pizza in America? Qual è stata la prima Pizzeria ad aprire negli USA?

La prima licenza certificata per vendere la pizza in America è stata concessa a New York, nel quartiere di Spring Street di Manhattan. Il titolare di un negozio di alimentari, Gennaro Lombardi, che di mestiere a Napoli faceva il panettiere, disponeva nel suo negozio di un forno a carbone. Così comincia a vendere le tomato pies (termine che usavano gli americani che giudicavano il nome “pizza” cacofonico), avvolte da carta legata con spago, agli operai del posto. Era il 1905, quando si narra che Lombardi decide di aprire la prima pizzeria in America, alla quale diede il suo nome, Lombardi’s. Tuttavia, se anche fosse vero che a Lombardi’s sia stata concessa la prima licenza, ciò non toglie che studi condotti da Peter Regas, statista di Chicago e ricercatore indipendente, hanno portato alla luce altre testimonianze. Pare, infatti, che ci sia un altro protagonista nella storia americana della pizza.

Le nuove rivelazioni 

Stando alle ricerche di Regas, ora sappiamo che, nonostante Gennaro Lombardi sia una figura di rilievo nella storia della pizza negli USA (resta ancora citato in questo senso sul sito firstpizza.com), probabilmente non è stato il primo proprietario della pizzeria. Questo per due riscontri rilevanti. Il primo è che, stando ai documenti di ingresso di Lombardi in America, egli è giunto nel 1904 all’età di 17 anni e registrato come operaio e, quindi, probabilmente all’inizio era solo un dipendente dell’attività e non proprietario. Il secondo è il ritrovamento, da parte di Regas, di una pubblicità sul giornale “Il Telegrafo” del 25 marzo 1905, dell’Antica Pizzeria Napoletana al 53 di Spring Street, con un Giovanni Santillo proprietario. Il ricercatore, da qui in poi, rinviene altri personaggi di una generazione di pizzaioli/panettieri italo-americani, tra cui spicca, fra tanti, Luigi Milone, fondatore di almeno sei sedi in tutta New York, tra cui proprio la Lombardi’s in Spring Street. Come Regas, anche Scott Wiener, storico della pizza americana, autore di “Viva la Pizza! The Art of the Pizza Box” e ideatore del famoso Scott’s Pizza Tours a New York, nelle sue ricerche è giunto alle stesse considerazioni del suo collega.

Da Lombardi’s in poi

Stando alla storia precedente alle rivelazioni di Regas e Wiener, i dipendenti di Lombardi cominciano poi a staccarsi per fondare pizzerie proprie. Così, Antonio “Totonno” Pero apre una pizzeria tutta sua a Coney Island nel quartiere di Brooklyn, oggi considerata come una delle migliori pizzerie italiane di New York. Lo stesso accade per John Sasso con la John’s Pizzeria nel West Village nel 1929, ancora operativa e che, nel 2015, classificata come la decima migliore pizzeria negli Stati Uniti da TripAdvisor. Da lì poi, in pochissimi anni, Sarpio’s a Boston, Sciortino’s a PerthAmboy, New Jersey, Uno’s a Chicago, fino a Tommaso’s a San Francisco nella costa opposta. Fino a quel momento la pizza aveva mantenuto le caratteristiche, sottile e cotta a legna. Bisognerà aspettare la fine del Proibizionismo per avere le prime modifiche sostanziali. La pizza era  ideale come accompagnamento al consumo di alcol, anzi ne induceva a consumare di più. Ed era veloce da preparare, si poteva dividere tra più persone e aveva un prezzo basso. Inizia a diventare più grande, così che un trancio potesse rappresentare una porzione completa.

Americanizzazione della pizza

Nel Secondo Dopoguerra, i soldati americani che erano stati in istanza in Italia, soprattutto nel Meridione, avevano apprezzato la pizza come forma completa ed economica di sostentamento. Proprio ad uno di questi soldati, Ira Nevin, si deve l’adattamento dei forni a gas per la cottura della pizza. Con questi ultimi non c’era il vincolo legato all’abilità del pizzaiolo: la cottura della pizza avveniva in teglia e l’impasto era più alto per supportare la durata della cottura.

Nascono e si sviluppano anche tanti stili diversi di pizza in America. Infatti, accanto alla New York Style, classica pizza a slice (a fetta triangolare), abbiamo la famosa Chicago Style (chiamata anche deep dish pizza), New Haven Style, Colorado, Detroit Style, etc. Tutto questo porta inevitabilmente al conseguente sviluppo di catene alimentari. In pochi anni compaiono Pizza Hut (1958), Little Caesar’s (1959) e Domino’s (1960). Da qui in poi è tutta una guerra di ricette più disparate e assurde, con accostamenti di ingredienti che un italiano non proporrebbe mai (emblematica la pizza Hawaii con ananas).


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Ed è subito Pizza Hall of Fame

Sullo stile americano, nel 2005, nasce pure la Pizza Hall of Fame. Superfluo dire che Lombardi’s, come prima pizzeria degli Stati Uniti, mette il sigillo ed è il primo membro a farne parte, proprio nell’anno in cui cadeva il centenario della sua fondazione e che, quel giorno, ha venduto le pizze a 0,5 cents, prezzo dell’epoca. Nella Hall virtuale sono inseriti i pizzaioli che hanno contribuito a formare la storia della pizza in America e le pizzerie storiche. In Italia, e neppure a Napoli, esiste il Museo della Pizza. In rete si trova un riferimento al museo internazionale della pizza nel 2014 all’interno del Museo Mediterraneo dell’Arte, della Musica e delle Tradizioni (MAMT), di cui si sono perse le tracce.

La parola “pizza” è il cibo più cercato al mondo ed è sempre in cima a tutte le classifiche dei cibi più ordinati delle società di food delivery. Siamo così orgogliosi della pizza napoletana che non ci sogneremmo mai di metterla a paragone con la pizza americana. Tuttavia, la storia della pizza in USA merita una considerazione: la diffusione su tutto il territorio Americano della pizza e la conseguente nascita di colossi, come Pizza Hut o Domino’s, non hanno forse contribuito di più a diffondere il concept di pizza in tutto il mondo?


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