Sai perché la frutta può far male?

perché la frutta può far male

Prima di gridare allo scandalo sappiate che è vero, la frutta può far male, nonostante ricca di vitamine, sali minerali, aminoacidi. Ma perché la frutta può far male?

Per quanto possa sembrare assurdo, e per quanto spesso consigliata nelle linee guida di una sana alimentazione, molti studi hanno spiegato perché la frutta può far male. È bene chiarire che può creare seri danni se consumata senza criterio, ma apportare benefici se consumata in maniera ponderata.

La frutta, contiene sali minerali, vitamine, antiossidanti e aminoacidi, ma contiene anche notevoli quantità di zuccheri. In particolar modo è ricca di fruttosio. Se assunto in eccesso può suscitare numerosi disturbi, e in alcuni casi, anche in minime quantità.  È il caso di chi soffre di diabete o di problemi legati alla glicemia, che non dovrebbe abusare di frutta (intendendo sempre la frutta fresca) e in alcuni casi deve del tutto evitarla. Non va tralasciato neanche l’apporto di fibre contenute nella frutta, che in soggetti affetti dalla sindrome del colon irritabile o da diverticolite rappresenta un problema, sebbene migliora la regolarità intestinale e l’equilibrio del microbiota. Quindi il consumo di frutta deve essere sempre inquadrato all’interno di una dieta e di un’alimentazione equilibrata.

Perché è importante mangiare frutta di stagione?

La regola principale legata al consumo di frutta è quella di mangiare solo frutta di stagione, sia perché è una scelta responsabile nei confronti dell’ambiente, sia perché solo in questo modo è possibile assumere le proprietà nutritive che contiene. Infatti nel primo caso, mangiare un frutto che non è di stagione significa che quest’ultimo è stato coltivato in una serra, con tutto il dispendio di energia che essa richiede, e soprattutto che proviene da una pianta che è stata forzata a crescere e quindi che ha bisogno di fertilizzanti e pesticidi per poter sopravvivere. Nel caso in cui non provengono da serre, vuol dire che sono stati coltivati in luoghi lontani dove le condizioni climatiche sono favorevoli, e questo comporterà per i frutti raccolti, costi di trasporto e conservazione nelle celle frigo.

Per quanto riguarda le proprietà nutritive, invece, mangiare frutta di stagione significa poter mangiare un frutto che offre tutto il suo apporto in termini di gusto e di proprietà nutritive, perché ha beneficiato della maturazione naturale offerta dal sole e dal clima della stagione specifica.

Quando mangiare la frutta? Lontana, vicina o dopo i pasti?

Digerire la frutta ha tempi bene diversi dai cibi ricchi di proteine e carboidrati complessi. Un pasto richiede almeno 3 ore per essere digerito, mentre la frutta da sola ha un tempo decisamente più rapido. Tuttavia, non ci sono controindicazioni legate ai momenti della giornata per consumarla. A stomaco vuoto la frutta viene assimilata in tempi brevi, mentre a fine pasto richiede più tempo. Inoltre, alcuni componenti della frutta, come fibre e oligosaccaridi, possono rallentare il transito del cibo attraverso il tratto gastrointestinale, dare origine a dei processi di fermentazione e creare un accumulo di gas nell’intestino con conseguente sensazione di gonfiore. Nelle diete dimagranti la frutta viene consigliata per spuntini e per colazione, in modo da controllare l’apporto calorico dello zucchero. In sintesi, i momenti migliori per mangiare la frutta sono la colazione e gli eventuali spuntini di metà mattinata e del pomeriggio. Un consumo moderato a fine pranzo non è comunque da criminalizzare. La fine della cena, fra tutti, è invece il momento meno propizio.


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Si può mangiare la frutta con la buccia?

La buccia della frutta contiene fibre alimentari non solubili, cere vegetali e una moderata quantità di proteine, lipidi, zuccheri ed acqua.

La maggior parte della frutta è trattata in maniera eccessiva con sostanze antiparassitarie. È il caso delle mele, delle arance e delle ciliegie e molte altre varietà di frutta e verdura. I pesticidi ed i fertilizzanti si utilizzano per proteggere le colture da infestazioni e malattie, per consentire una produzione maggiore del raccolto.

Anche se il frutto è protetto dalla buccia, i fertilizzanti e gli antiparassitari riescono comunque a farsi strada nel primo strato della polpa.. C’è da dire che esiste una regolamentazione a livello comunitario( Regolamento CE 1107/2009, e Regolamento europeo 396/2005), che stabilisce i limiti massimi di presenza di sostanze chimiche presenti  nella frutta e nella verdura al momento in cui vengono immessi sul mercato. Che cambiano in base al prodotto, al livello di tossicità, alle proprietà dei principi attivi del pesticida utilizzato. Tuttavia il Ministero della Salute, in un’indagine condotta nel 2012 ha fatto emergere come lo 0,5% dei campioni analizzati contenesse un livello di pesticidi superiore al limite massimo consentito. Per questo è sempre meglio acquistare frutta proveniente da coltivazioni biologiche o da filiera controllata e certificata.


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