Pratiche commerciali sleali, cosa dice il decreto che segna la storia?

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Le speculazioni sul cibo potrebbero rappresentare il passato. L’Italia recepisce il nuovo decreto contro le pratiche commerciali sleali. Si potrà garantire un equo prezzo al produttore?

Sono esattamente 16 le pratiche commerciali sleali che erano utilizzate dai grandi acquirenti nella filiera della catena alimentare, menzionate nel decreto legislativo che recepisce la direttiva Ue 2019/633. L’Unione Europea aveva avviato una procedura di infrazione nei confronti dell’Italia e di altri 11 Paesi membri per non aver recepito entro il primo maggio scorso le norme comunitarie che le vietavano. Il Ministro delle politiche agricole alimentari e forestali Stefano Patuanelli, con la collaborazione dei Ministri degli Affari esteri, della Giustizia, dell’Economia e delle Finanze e dello Sviluppo Economico, con questo decreto, ha così regolato gli scambi tra acquirenti e fornitori di prodotti agricoli ed alimentari, al fine di evitare operazioni contrarie ai principi di buona fede e correttezza, comprese quelle imposte unilateralmente da un contraente alla sua controparte.

Gli obiettivi del decreto contro le pratiche commerciali sleali

“Obiettivo del provvedimento – si legge in una nota del Mipaaf – è quello di razionalizzare e rafforzare il quadro giuridico vigente, nella direzione della maggiore tutela dei fornitori e degli operatori della filiera agricola e alimentare e sostenere la trasparenza nei rapporti commerciali a cui venditori e acquirenti di prodotti agroalimentari dovranno attenersi prima, durante e dopo la relazione”. In parole povere, vengono vietati i ritardi nei pagamenti, gli annullamenti di ordini dell’ultimo minuto per prodotti alimentari deperibili, le modifiche unilaterali o retroattive dei contratti, fino al divieto di pagare al di sotto dei prezzi di produzione. In questo modo, si dovrebbe evitare l’aumento dei costi imposti dalle difficili condizioni di mercato per i produttori e gli agricoltori. Confagricoltura è soddisfatta per l’impianto complessivo del provvedimento, che finalmente fa cessare lo svilimento del lavoro degli agricoltori e dei prodotti.

Verso la trasparenza

Commenta così Luigi Scordamaglia di Filiera Italia: “Un passo di trasparenza e competitività sana a tutela dell’intera filiera agroalimentare. Abbiamo sempre sostenuto la battaglia per l’applicazione di tali norme capaci di contrastare quelle pratiche che negli anni hanno viziato gli equilibri fra gli anelli della filiera da parte di chi ha pensato di approfittarne. Le nuove misure rappresenteranno un deterrente concreto contro questo genere di operati e contribuiranno a una redistribuzione equa del valore lungo tutta la filiera aumentando il livello di tutela e ostacolando chi in questi anni ha continuato ad operare generando pesanti sperequazioni”.


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Nel mirino anche le aste al doppio ribasso

Sebbene l’Ue non avesse inserito in prima istanza le aste al doppio ribasso tra le pratiche sleali, il testo italiano invece ne prevede l’integrazione. In base ad esse, è assegnata una fornitura da parte di un’insegna di distribuzione alimentare dopo due aste. La prima fase prevede che l’azienda raccolga le migliori offerte di vendita, per poi indire, successivamente, una seconda asta il cui prezzo di partenza è il più basso della prima. Questa modalità fa sì che i produttori siano costretti a proporre prezzi sempre più bassi per i propri prodotti al fine di ottenere la fornitura. Un prezzo più basso comporta però, necessariamente, dei costi inferiori di produzione, risultato che si può ottenere solo abbassando i salari di lavoratori e braccianti o la qualità delle materie prime.

Le nuove misure saranno un deterrente per le pratiche commerciali sleali

Scrive in una nota il ministro dell’Agricoltura, Stefano Patuanelli: “Nei prossimi tre mesi lo schema di legge dovrà essere sottoposto al parere delle commissioni parlamentari per poi essere approvato, in via definitiva, entro la fine dell’anno dal Consiglio dei Ministri. Mi auguro che in questo lasso di tempo si potrà lavorare assieme per migliorare ulteriormente il testo, con l’obiettivo di rafforzare maggiormente la posizione contrattuale della parte più debole, fissando per legge dei criteri capaci di assicurare un “equo prezzo” al produttore agricolo. Ad esempio, ritengo che debba essere sempre sanzionata come pratica commerciale sleale la vendita di prodotti agricoli e alimentari a prezzi inferiori rispetto a quelli di produzione”.

La catena distributiva del cibo è l’unica catena dove gli anelli deboli sono al principio (i produttori) e alla fine (i consumatori). Speriamo che risolvendo alcuni problemi dei primi se ne avvantaggeranno anche gli ultimi.


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