Dopo la margherita fatta in casa, passeremo alla moda della pizza surgelata?

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In tanti hanno sperimentato la margherita fatta in casa durante i vari lockdown, ma adesso quale sarà la prossima mossa quando, e se, si ritornerà ai ritmi di sempre? Scopriamolo insieme!

In questi mesi non sono stati pochi i tentativi di riprodurre la margherita fatta in casa, tanto che lievito e farina sono stati oggetto di un aumento vertiginoso della domanda. Ma attenzione, perché per tutti quelli che non hanno dimestichezza con i forni e gli impasti, si prospetta una nuova era per la pizza surgelata. Infatti, non pochi famosi pizzaioli campani, per contrastare anche la crisi economica creata dalle varie chiusure, si sono adoperati nella vendita online di pizze. Proprio così, pizze d’autore, cotte e abbattute e poi imbustate, con condimento a parte.

Così Giuseppe Maglione, il proprietario delle due pizzerie “Daniele Gourmet” e “Daniele Urban” ad Avellino, Francesco Martucci della pizzeria I Masanielli, che cuoce la sua pizza a vapore e poi la frigge, e persino in Olanda, Vincenzo Onnembo della pizzeria nNea, italiano di origine, stanno sperimentato la consegna della pizza surgelata di cui va continuata la cottura a casa. Simone Padoan (premiato con i Tre spicchi nella guida Pizzerie d’Italia 2020) della pizzeria i Tigli di San Bonifacio in Veneto, spedisce la sua box con tutto il necessario per la preparazione a casa da base surgelata, con tutti gli ingredienti sotto vuoto e le istruzioni per la perfetta esecuzione, in tutta Italia.

Certo che ne sono cambiate di cose nel panorama della pizza fino ai giorni nostri! Proviamo a costruire un excursus.

Origini della pizza margherita

La pizza margherita ha alimentato leggende e filologia. Nel 1830, un certo Riccio, non meglio identificato, nel libro “Napoli, contorni e dintorni”, descrive una pizza con pomodoro, mozzarella e basilico. Mentre nel 1843 Alexandre Dumas descrive vari condimenti. Al 1858 risale, invece, una citazione della pizza il libro “Usi e costumi di Napoli e contorni descritti e dipinti” di Francesco De Bourcard, in cui vengono elencati diversi modi in cui si combinavano gli ingredienti.

Nello specifico si parla di fettine sottili di mozzarella che probabilmente erano disposte a petalo di fiore. Se così fosse, di conseguenza, la leggenda che attribuisce al cuoco Raffaele Esposito della Pizzeria Brandi l’invenzione di questa pietanza rappresenta un falso storico. Stando a questa leggenda, nel 1889, in onore della Regina D’Italia, Margherita di Savoia, il cuoco preparò diverse pizze da farle assaggiare. Tra tutte, preferì quella al pomodoro, mozzarella, e basilico, e che quindi a ciò deve il nome. Ma se le fettine di mozzarella disposte a fiore, descritte in precedenza, avessero suscitato l’immagine della margherita? Lasciamo anche che un pizzico di romanticismo alimenti la leggenda di un simbolo dell’Italia nel mondo.

Ma cos’era la pizza?

Nel XVI secolo, la pizza era un utensile da fornaio; un impasto utilizzato per verificare la temperatura del forno e che dopo aver assolto al suo compito veniva venduta a poco prezzo. Era quindi un piatto dei poveri, venduto in strada e condito a piacimento. Probabilmente si consumava in piedi, e solo successivamente si sono diffuse le pizzerie. Fino alla fine del Novecento, le pizze e le pizzerie erano un fenomeno prettamente partenopeo. Solo nel Secondo Dopoguerra si espande nell’Italia Settentrionale e da lì all’estero, quando il fenomeno dell’emigrazione italiana inizia a coinvolgere diversi paesi e la pizza diventa un evento mondiale.

Manuale per la pizza napoletana

L’”Associazione Verace Pizza Napoletana”, fondata nel 1984, riconosce solo la pizza Marinara e la Margherita verace ed ha stabilito le regole molto specifiche che devono essere seguite per un’autentica pizza Napoletana. Queste includono che la pizza deve essere cucinata in un forno a legno, alla temperatura di 485 °C per non più di 60-90 secondi; che la base deve essere fatta a mano e non deve essere utilizzato il mattarello o comunque non è consentito l’utilizzo di mezzi meccanici per la sua preparazione e che la pizza non deve superare i 35 cm di diametro o essere spessa più di un terzo di centimetro al centro. L’associazione seleziona anche le pizzerie nel mondo per produrre e diffondere la filosofia e il metodo della pizza verace napoletana.

Per fare una Margherita fatta in casa non ci si aspetta certo che siano rispettati questi requisiti (anche perché, ovviamente non tutti possiedono un forno a legna), ma chissà se il risultato ottimale può essere raggiunto dalla margherita surgelata fatta da pizzaioli famosi che la stanno sperimentando.


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Ecco qualche consiglio per una margherita fatta in casa!

Innanzitutto la proporzione tra gli ingredienti dell’impasto: 500 grammi di farina per pizza, 2,5 dl di acqua frizzante, 15 grammi di lievito di birra, 20 grammi di olio, 10 grammi di sale. Dopo una lunga lievitazione, l’impasto è steso con le dita, partendo dal centro e lasciando i bordi più alti a formare il cornicione. Per la margherita, è consigliabile condire l’impasto solo con il pomodoro e solo a metà cottura aggiungere la mozzarella, che altrimenti rischierebbe di seccarsi troppo. Il forno deve essere pre-riscaldato a 220°.

Adesso cimentatevi a riprodurre l’emblema della cucina italiana, un’autentica bontà che ha sedotto il mondo intero, altrimenti provate le pizze d’autore surgelate, giusto per ingannare il tempo fino a quando potremo accomodarci nella nostra pizzeria preferita!