Italian Sounding, secondo la Commissione Europea l’Italia fa solo chiacchiere

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Nonostante i tanti proclami dei politici italiani contro il falso agroalimentare Italian Sounding, la Commissione Europea dice di non aver ricevuto nessuna denuncia ufficiale

Vytenis Andriukaitis, Commissario europeo per la salute e la sicurezza alimentare, risponde ad un’interrogazione parlamentare dell’Italia sulla questione dell’imitazione dei prodotti agroalimentari italiani, fenomeno conosciuto come Italian Sounding, che rappresenta una vera concorrenza sleale per le aziende del Belpaese ed un freno all’esportazione. La risposta del commissario è sconcertante: “Non abbiamo ricevuto nessuna denuncia di casi di frode alimentare da parte delle autorità italiane”.

Come riportato dal sito EFA News – European Food Agency, questa è l’interrogazione dell’On. Mara Bizzotto – Lega (Europa delle Nazioni e della Libertà), del 7/8/2018.

Oggetto: Italian Sounding: la Commissione UE intervenga contro la contraffazione dei prodotti agroalimentari e la commercializzazione del falso Made in Italy

Il 7 maggio 2018, durante la 19esima edizione di Cibus, fiera di settore dell’agroalimentare «Made in Italy», Coldiretti ha reso noto che negli ultimi dieci anni il valore della contraffazione alimentare nel mondo ai danni dei prodotti italiani è aumentato da 60 a oltre 100 miliardi di euro (+70 %). Il falso agroalimentare, definito «Italian sounding», genera una forte concorrenza ai danni dei produttori italiani e danneggia i consumatori che vengono ingannati dalle denominazioni che ricordano le eccellenze «Made in Italy».
Considerato che l’industria agroalimentare è uno dei settori di punta dell’economia italiana, che nel 2017 ha fatturato oltre 42 miliardi di euro; considerate le preoccupazioni dei produttori e degli operatori del settore agroalimentare italiano rispetto alla crescente contraffazione che toglie importanti quote di mercato ai veri prodotti italiani; preso atto delle dichiarazioni del presidente di Coldiretti Roberto Moncalvo, secondo cui sono falsi più di due su tre dei prodotti alimentari venduti come italiani e che il volume delle esportazioni del vero «Made in Italy» potrebbe più che triplicare se si riuscisse a bloccare la contraffazione;

Può la Commissione indicare:
Come intende rafforzare la lotta alla contraffazione agroalimentare nei mercati internazionali per garantire una migliore tutela dei prodotti italiani?
Quali altre azioni intende mettere in atto per salvaguardare le produzioni «Made in Italy» dai tentativi di falsificazione?

Ed ecco la risposta di Vytenis Andriukaitis per conto della Commissione europea (1/11/2018).

“L’UE si impegna a lavorare a stretto contatto con gli Stati membri al fine di intensificare le proprie azioni contro le frodi alimentari.

Attualmente la Commissione coordina una serie di iniziative finalizzate alla lotta contro le frodi alimentari nell’UE. Tali iniziative sono: la rete UE sulle frodi alimentari, un apposito strumento informatico noto come sistema di assistenza e cooperazione amministrativa (ACA) e il nuovo centro di conoscenze dell’UE sulle frodi alimentari e la qualità degli alimenti. Negli ultimi anni la Commissione, in collaborazione con gli Stati membri e alcuni organismi internazionali come Europol, ha intensificato le proprie azioni tramite la creazione di una rete UE sulle frodi alimentari. Dal 2014 la Commissione pubblica relazioni annuali relative al sistema ACA e alla rete UE sulle frodi alimentari, comprendenti statistiche sugli scambi di informazioni tra gli Stati membri in materia di frodi alimentari.

La relazione del 2017 riporta 178 casi di scambio di informazioni sulle frodi alimentari attraverso il sistema ACA dedicato. Tale dato non rispecchia necessariamente la totalità dei casi di non conformità verificatisi all’interno dell’UE, dal momento che il sistema funziona su base volontaria e consente di rilevare soltanto casi di non conformità a livello transfrontaliero.

La Commissione non ha ricevuto alcuna denuncia di casi di frode alimentare da parte delle autorità italiane”.


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In estrema sintesi la Commissione Europea afferma che, di fatto, sono state implementate una serie di meccanismi che dovrebbero facilitare le segnalazioni, ma che di fatto, poi, dall’Italia non sono pervenute denunce sui canali ufficiali.

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