Food blogger: come è cambiata la comunicazione sul cibo

Grazie ai food blogger aumenta l'interesse dei Millennials per il cibo italiano

Un fenomeno in espansione, un vero e proprio esercito di appassionati, curiosi, reporter o semplici opportunisti, croce e delizia di ristoratori, sono i food blogger che attraverso il web e  i social condividono esperienze, ricette, idee, fotografie e opinioni

Da più di dieci anni il web è sommerso da un’onda eccezionale di blog di ogni genere e specie, sport, moda, motori, natura, animali e soprattutto cibo. Non c’è giorno, infatti, che non si parli di alimentazione, cucina, ristoranti e ricette. La grande attenzione rivolta al settore enogastronomico ha prodotto così un aumento di giornali, programmi tv e, più di tutto, realtà on line che si occupano di questo: oggi, a giudicare dai numeri, i food blogger sono una vera e propria potenza virale, social influencer capaci di inchiodare ogni giorno ai fornelli milioni di utenti, invitati a ogni tipo di manifestazione o chiamati ad esprimere pareri su questo o quel ristorante.

Il fenomeno è partito dagli Stati Uniti, nel 1997, con il primo food blog Chowhound, per arrivare in Italia solo nel 2005 quando ha fatto il suo esordio Il Cavoletto di Bruxelles, nato dall’idea di Sigrid Verbert di tenere semplicemente un quaderno di ricette.

Alcuni hanno raggiunto una notorietà tale da riuscire ad arrivare alla televisione o nelle librerie, mentre tantissimi “food blogger” si improvvisano chef o giornalisti gastronomici e capita di assistere, infatti, all’ascesa di persone impreparate, che non garantiscono nessuna competenza e professionalità. È pur vero che parliamo di social e non di giornali specializzati, ma oggi proprio i social hanno un’enorme visibilità e sono seguiti da una moltitudine di lettori. Il problema è che i food blogger improvvisati si confondono con chi invece racconta con competenza, passione, fatica e impegno il meraviglioso mondo dell’agroalimentare italiano.

Per essere food blogger autorevoli non bastano delle belle foto pubblicate su Instagram o Twitter, qualche hashtag e delle ricette, ma è importante saper comunicare, riuscire a trasmettere con competenza l’emozione non solo estetica del piatto assaggiato.

La categoria è ampia: ci sono gastro-reporter (o foodie) che solitamente non cucinano, ma analizzano tutti gli aspetti del cibo, partecipano a eventi e rassegne e scrivono recensioni, Non sempre, però, gli investimenti degli imprenditori, che pagano anche molto per avere visibilità, sono in buone mani. Poi ci sono quelli amatoriali che cucinano e condividono le ricette fatte in casa, accompagnate da un linguaggio semplice che arriva a tutti. E infine gli influencer, le figure più corteggiate, che hanno un grande seguito sui social e che, quindi, riescono ad orientare i gusti del pubblico con le proprie opinioni. Ovviamente, come per ogni categoria dove non c’è un Ordine Professionale e dove ci sono poche barriere all’ingresso, ci sono anche moltissimi improvvisati che non hanno alcuna competenza e che si propongono come blogger solo per strappare un pasto.

Il fenomeno nasce per soddisfare le domande di milioni di utenti, che cercano conferme sul web per ogni cosa, in particolare su blog di settore: una ricerca di Elite Daily afferma, per esempio, che il 33% dei Millennials fa affidamento a questi piuttosto che a riviste, notiziari televisivi o libri. Ma chi sono i Millennials, altrimenti detti Generazione Y? Sono i maggiori fruitori di internet e, secondo il Pew Research Center, che ha di recente ridefinito i parametri per la classificazione dei Millennials, sono le persone nate tra il 1981 e il 1996. Nel 2015 in Italia erano 11,2 milioni di persone e già il 76% era connesso ad internet (ricerca di Yahoo Advertising su dati Nielsen). Queste persone, inoltre, sono always on, cioè connessi dalla mattina alla notte, tanto che rappresentano il 55% degli utenti online in Italia, tra le 12:00 e le 21:00.


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Questa generazione ha anche un ruolo attivo e determinante nell’acquisto di alcune categorie di prodotti: sono infatti quelli che maggiormente comprano online e che hanno contribuito a far crescere l’e-commerce food in Italia che, già nel 2016, era cresciuto del 30% rispetto al 2015, per un valore di 575 milioni di euro (Osservatorio eCommerce B2C della School of Management del Politecnico di Milano e da Netcomm).

Il rapporto dei consumatori con il cibo si trasforma continuamente, sia per quanto riguarda la modalità di conoscenza e comunicazione, sia per la fruibilità. Le nuove forme di comunicazione, se accompagnate da attente strategie di marketing, aprono così opportunità enormi per il settore alimentare.

E’ nata, in questo senso, l’idea di un food contest dedicato alle eccellenze della filiera agroalimentare: “Talent for Food”, promosso dai Gruppi Alimentare e Vinicolo e Distillati Liquori di Assindustria Venetocentro, che ha lo scopo di esplorare le nuove frontiere del marketing, promuovere la conoscenza e l’export delle specialità italiane locali e allargare la platea di consumatori finali, grazie alla potenza virale dei food blogger. La prima edizione si è tenuta a Padova e vi hanno preso parte 24 imprese e 40 food blogger, a cui è stata inviata una ‘Mistery Box’ con i prodotti delle aziende, un paniere veneto con il quale si sono cimentati realizzando due ricette originali italiane o della propria tradizione regionale.