Allarme olio italiano: quest’anno 2 bottiglie su 3 conterranno olio straniero

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Olio italiano in emergenza, con la produzione 2018 dimezzata aumentano le importazioni di olio straniero

Con il crollo dei raccolti di olive in Italia, quest’anno le importazioni di olio di oliva dall’estero sono destinate a superare abbondantemente il mezzo miliardo di chili con il risultato che sui nostri scaffali si stima che due bottiglie di olio di oliva su tre conterranno olio straniero a discapito dell’olio italiano.

Le previsioni di giugno del Consorzio Nazionale degli Olivicoltori circa un dimezzamento della produzione italiana di olio da pressione nel 2018, sono state confermate dai dati del raccolto.

Colpa del cambiamento climatico, le gelate invernali e i venti accompagnati dalla pioggia durante la fioritura, la grandine e la Xylella fastidiosa nel Salento,  la produzione 2018 dell’olio extravergine di oliva Made in Italy è praticamente dimezzata, una strage che lo scorso inverno ha compromesso 25 milioni di ulivi in zone particolarmente vocate e fatto crollare il raccolto che quest’anno si aggira attorno ai 200 milioni di chili, un valore vicino ai minimi storici per la pianta simbolo della dieta mediterranea.

I dati dei competitor nel bacino del mediterraneo sono allarmanti. Per la prima volta nella storia, la produzione spagnola stimata quest’anno in 1,6 miliardi di chili, è superiore di oltre sei volte quella nazionale che potrebbe essere addirittura sorpassata da quella della Grecia e del Marocco. Nel 2018 gli arrivi di olio dalla Tunisia sono tra l’altro raddoppiati (+100%) e potrebbero crescere ulteriormente.

Il rischio concreto per i consumatori è che nelle bottiglie di olio a scaffale, vendute da storici brand italiani ceduti a multinazionali estere o a marchio della grande distribuzione, si trovi prodotto straniero (principalmente olio tunisino, spagnolo, greco), circostanza favorita da etichette dove l’indicazione della provenienza è spesso illeggibile.

Il piano di azione proposto dal presidente della Coldiretti, Ettore Prandini, è chiaro: “…sul piano strutturale vanno affrontate le molteplici criticità, dalla inarrestabile strage provocata dalla Xylella alle contraffazioni, dall’invasione di olio straniero a dazio zero al falso Made in Italy per salvare un settore strategico per la salute dei cittadini, il presidio del territorio, l’economia e l’occupazione. In questo scenario per rimanere competitivi e non essere condannati all’irrilevanza in un settore fondamentale per il Made in Italy deve partire al più presto il Piano olivicolo nazionale 2.0 per rilanciare il settore con una strategia nazionale e investimenti adeguati, anche per realizzare nuovi impianti, così come è stato fatto da altri Paesi nostri concorrenti. Un’esigenza per recuperare il pesante deficit italiano, potenziando una filiera che coinvolge oltre 400 mila aziende agricole specializzate in Italia e che può contare sul maggior numero di olio extravergine a denominazione in Europa (43 DOP e 4 IGP) con un patrimonio di 250 milioni di piante e 533 varietà di olive, il più vasto tesoro di biodiversità del mondo”.

La triste verità è che l’Italia continua ad avere una carenza strutturale di molte materie prime, che sono alla base delle sue principali eccellenze enogastronomiche; purtroppo non siamo autosufficienti a soddisfare il fabbisogno produttivo richiesto dalla domanda del mercato italiano, ma soprattutto  estero, dove lasciamo importanti spazi ai produttori di olio Italian Sounding. A guardare i dati si scopre che l’olio extravergine prodotto con olio 100% italiano commercializzato in Italia ha solo l‘8% di quota di mercato, contro il 90% di quota del prodotto comunitario.

Noi ci chiediamo quanti consumatori, attratti principalmente dal prezzo, leggono realmente le etichette. Se normalmente l’indicatore del prezzo è sufficiente a identificare una bottiglia contenente una “miscela di oli di oliva originari dell’Unione europea e non originari dell’Unione”, quest’anno le cose si complicano e, con l’evidenza di recenti indagini sulle truffe sull’olio extra vergine di oliva italiano, il rischio di trovarci di fronte a bottiglie d’olio prodotto con “olive di carta” è molto alto.

Quello della provenienza delle olive è un tema particolarmente caro a noi italiani: siamo infatti convinti che il miglior extravergine d’oliva al mondo sia quello fatto con le nostre olive, perché ne abbiamo tante varietà di gran qualità, più degli altri Paesi, e siamo bravi a estrarne olio di pregio. L’olio Extra Vergine d’oliva italiano, che oggi si sente spesso sintetizzato con il termine “Olio EVO”, è un prodotto dal gusto inconfondibile e ricercato in tutto il mondo.

Ci auguriamo che il contratto di filiera che prevede un impegno dei 400 mila produttori olivicoli ad incrementare le superfici investite, grazie al quale nei prossimi 4 anni l’uliveto Italia da poco più di un milione di ettari dovrebbe passare a 1,8 milioni di ettari, venga rispettato. A rischio non ci sono solo le aziende olivicole ma il prestigio del marchio Made in Italy.